Il "patto di Ventotene" finisce in lite

Delegazione Pd in visita, ironia di Conte e Calenda. Esposto Fi su piazza del Popolo

Il "patto di Ventotene" finisce in lite
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A gettare il cuore oltre l'ostacolo, col consueto slancio, è il verde Angelo Bonelli: «Dobbiamo costruire la coalizione di Ventotene, per liberare l'Italia dalla destra». Vaste programme, direbbe il Generale De Gaulle. Con buona pace degli eroi della Resistenza al fascismo e padri del federalismo europeo Spinelli, Rossi e Colorni, oggi l'opposizione a Meloni non riuscirebbe a mettersi d'accordo per scrivere insieme nemmeno un bigliettino dei Baci Perugina, figuriamoci un epocale Manifesto politico. Anche prendere un traghetto insieme è troppo, per i partiti del centrosinistra. Così, dalla manifestazione di oggi a Ventotene per difendere i fondatori del moderno europeismo, dopo gli attacchi di Giorgia Meloni ai passaggi più obsoleti del Manifesto spinelliano, si smarca Carlo Calenda, si sfila Giuseppe Conte. E alla fine si sottrae pure Elly Schlein. Ieri era in Sicilia, il suo entourage escludeva che oggi avrebbe cambiato isola, i maligni insinuavano che preferisse trattenersi in loco per un weekend balneare. Ma la vera motivazione è il timore di far la parte del condottiero (del centrosinistra unito) che si gira e scopre che non c'è nessuno a seguirla. Soprattutto non la nemesi di Elly, ossia Giuseppi, che si guarda bene dal difendere l'europeismo da Meloni: «Ventotene? No, domani sono in Campania perché tanti lavoratori mi aspettano lì». Cosa lo aspettino a fare non è chiaro, ma tant'è: il messaggio al Pd arriva chiaro e forte. Carlo Calenda ironizza: «Se inizi con il flash mob a Ventotene temo che non ti segua più nessuno. Vorrei discutere in modo serio, non di fascismo e antifascismo del passato. Mentre il mondo brucia siamo gli unici che parlano di Ventotene». Gli replica piccato il dem Roberto Morassut: nessun flash mob, sarà «un omaggio ai padri dell'Europa, in un momento in cui i valori europei sono in gioco». Ma nel Pd molti masticano amaro, ricordando che quei valori sono «in gioco» anche perché la leader dem, per inseguire i 5S che inseguono la Lega, ha rotto con il Pse e con la stragrande maggioranza del Parlamento di Strasburgo, schierandosi contro i primi passi della difesa europea. Ieri una bizzarra intervista a Repubblica, organo dello schleinismo, la segretaria Pd si vantava di aver fatto cambiar rotta ai Socialisti Ue e averli guidati verso il vero europeismo. «Ma non è stata certo lei a convincere il Pse sulla difesa Ue: lei ha votato contro e loro a favore», ricordano dall'ala riformista.

Intanto al Consiglio comunale di Roma il Pd annuncia una mozione per fare «di Ventotene la Capitale ideale d'Europa». In risposta, dal centrodestra, il capogruppo Fi Maurizio Gasparri annuncia un esposto alla Corte dei Conti contro il sindaco Gualtieri: «È illegittimo che il Comune abbia finanziato con fondi pubblici la manifestazione della sinistra a piazza del Popolo».

Mentre da Fdi il ministro della Cultura Alessandro Giuli accusa i «maestri censori insorti contro Meloni», per la sua critica a «passaggi almeno discutibili» del manifesto di Ventotene: tra loro «si annida una minoritaria ma rumorosa progenie composta da veterocomunisti transitati a suo tempo dalla ottusa militanza per l'Urss a quella per la Ue».

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