Pd, guerra aperta vecchi-giovani

Scontro in tv tra la Bindi e la Serracchiani. E dalla Leopolda il finanziere Serra attacca la Cgil

Pd, guerra aperta vecchi-giovani

Pronto, studio? A te stadio. Qui stazione, mi sentite piazza San Giovanni? No, Firenze, scusa: non sentiamo e non capiamo. Il Pd finisce in diretta tivù, sul filo catodico che non trasmette e non riflette. Incomunicabilità irriducibile, alla Bergman. Confusione di stili e schemi, parole ritorte sull'antenna. «Cos'è la Leopolda - insiste a chiedere Cuperlo - un partito parallelo?». No, peggio. Non è solo questione generazionale, l'implosione del Pd dentro se stesso, pur se diventa manifesta nei volti contrapposti di Rosy Bindi e Debora Serracchiani. Nello scontro verbale che segna la fine di ipocrisie a lungo covate. «La Leopolda è un luogo artificiale e una contromanifestazione imbarazzante - attacca la Bindi - è la prima manifestazione del post Pd, per andare oltre se stesso». «Rosy non capisce cosa sta succedendo qui a Firenze, tradisce una grande ignoranza su cosa stiamo facendo». «Si capisce... si capisce fin troppo - sbotta la Bindi - Succede che grande parte della dirigenza del partito si sta riunendo da un'altra parte per fare cose importanti. Perché non lo fanno nella casa del partito? Vuol dire evidentemente che c'è un altro progetto... Io dò fiducia a un governo che dibatte in una sede dove prende finanziamenti da imprenditori che restano fuori dal Pd. Pensa che quelli non influenzino le azioni di governo?». La vicesegretario Serracchiani non c'è più, «io vado di nuovo a lavorare», dice scuotendo la testa. Scuote la testa e sorride sarcastica anche la Bindi, nell'etere resta palpabile il reciproco «vaffa».

Non è soltanto la vecchia rottamata contro la giovane rampante. L'ex forzista Mauro twitta l'avvento del «marxismo nel Pd: i padroni della Leopolda contro gli operai della Cgil». Ha ragione. «Alla Leopolda in scena l'Italia dei nuovi vincenti - gli fa da contraltare Nichi Vendola - l'Italia anche un po' rampante con un giovanilismo di maniera e un'invocazione di futuro che è molto ricca di passato». Ricette inconciliabili, redditi incomparabili. Se ne avverte la misura nella calorosa accoglienza che la Leopolda tributa al finanziere Davide Serra, che propone di limitare il diritto di sciopero per i lavoratori del pubblico impiego. «Finché si continua a far parlare un finanziere con conto alle Cayman come Serra si continuerà a tradire la storia e la cultura di questo partito», s'indigna D'Attorre. E la Camusso dal palco: «La Leopolda ospita il finanziere Serra, che si permette di dire che bisogna intervenire sul diritto di sciopero perché è un costo. Sappia il finanziere che aspettiamo ancora che il mondo della finanza ci dica cosa vuol fare per fare tornare il mondo un mondo normale, e sappia che quel costo non è dei finanzieri ma dei lavoratori che rivendicano i loro diritti».

No, non solo gap generazionale e di censo. Crollano stime e amicizie. «Vienici a trovare, questa è casa tua», aveva chiesto Renzi a Civati, leopoldino della prim'ora. «Renzi usa le parole di Berlusconi, ormai è un Renzi di destra, un'altra cosa. E alla Leopolda mi sa che c'è anche una delegazione della destra repubblicana Usa», replica Civati. «Questa piazza non è una passerella», rivendica la Camusso. «Il Pd senza queste persone, senza questa piazza, non è più il Pd. Il Pd non c'è», tagliano corto Cuperlo e D'Attorre. Eppure oltre due terzi dei partecipanti alla manifestazione Cgil non è iscritta al sindacato, tantomeno al Pd. Dunque, ragiona Vendola, «questa piazza ha bisogno di offerta politica», del partito laburista che non c'è, che non è il Pd di Renzi e che non avrà (per ora) come leader Maurizio Landini. «Resto al sindacato, sono contrario ai partiti del leader», declina il capo Fiom. Ma come dimostra la vicenda del pullman «sdoppiato», in un paese del Torinese da una giunta di sinistra, per l'impossibilità di tenere a bada i Rom, è anche l'idea di sinistra classica a non reggere le sfide della complessità. «Magari sarà un caso di apartheid microscopico - dice Vendola - e contornato di buone intenzioni, ma resta un'inaccettabile lesione dell'idea di umanità».

Dove cercare nuova linfa, nuove idee per il Millennio? Le «due Italie in contrapposizione irriducibile» non si ricuciono con «sedute spiritiche, come quelli che stanno alla Leopolda ma si sentono spiritualmente a San Giovanni», dice Vendola. «Nessuno scontro, nessuna conta, auguri alla Cgil», nicchiano i renziani, dalla Boschi a Nardella.

Superati in spiritualismo dal ministro Martina, che di giorno difende «le scelte del mio governo» e l'altra notte è andato a salutare i compagni di Bergamo in partenza per Roma. «Li conosco tutti da tempo», s'è giustificato. Tutto è perso, fuorché la creanza.

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