Il Pd si converte: "Gli imam giurino sulla Costituzione"

Le comunità islamiche: "Verremo in 100 a Roma". Ma la sinistra si divide anche qui

Il Pd si converte: "Gli imam giurino sulla Costituzione"

Firenze Gli imam? Vanno tenuti d'occhio. Il Pd si ravvede: «Giurino sulla Costituzione». Sinistra choc: «Giurino anche i cattolici».Meglio tardi che mai. Tra le critiche dei cugini-compagni, adesso anche i democrats chiedono chiarezza al mondo dell'islam, suggerendo di fissare regole certe per evitare che le moschee italiane diventino fucine di teorie integraliste o, ancor peggio, di indottrinamento al jihad. Ci ha pensato il sindaco di Firenze Dario Nardella a rompere il tabù ed a riposizionare il suo partito su un fronte meno buonista, ma più vicino alle terre della realtà. Difficile, del resto, circoscrivere a semplice opinione personale l'uscita - peraltro pubblica - del primo cittadino gigliato. Vuoi perché espressa in veste istituzionale, vuoi perché proveniente da uno dei più autentici profeti della novella renziana. Il suo pensiero, auspicando «un colpo di reni da parte della comunità islamica italiana», Nardella lo ha affidato al Corriere Fiorentino: «Credo sarebbe un gesto significativo se gli imam giurassero sulla Costituzione. Sarebbe un'adesione, nei fatti e nei comportamenti, ai valori democratici e liberali del nostro Paese». Più o meno quanto avvenuto in Francia all'indomani delle stragi del 13 novembre, col giuramento di fedeltà alla Repubblica prestato nelle moschee d'Oltralpe secondo le direttive del Ministero degli interni. Un copione che, a sentire gli interessati, potrebbe essere presto replicato nel Belpaese. «Porteremo a Roma i cento imam più rappresentativi d'Italia per giurare sulla Costituzione», ha risposto a stretto giro di stampa Izzeddin Elzir, presidente dell'Unione delle comunità islamiche italiane. Praticamente un assist per Nardella, che prendendo a pretesto l'ipotesi della costruzione di una moschea in riva all'Arno ha puntato dritto in porta: «Sì all'opera, ma dovrà rispondere a criteri puntuali: che si parli anche l'italiano, che i bilanci siano trasparenti e che sia solo un luogo di preghiera». Non è ancora l'adesione alle tesi di chi, da tempo, in nome della sicurezza, sostiene la necessità di censire i centri di culto islamici attivi sul territorio nazionale, di imporre la predicazione anche in lingua italiana e far rispettare l'obbligo di non frequentare luoghi pubblici col volto coperto da burqa o niqab, ma molto gli si avvicina. E la distanza che resta è utile a garantire spazi di manovra sul terreno della concretezza ad altri storici interpreti della vulgata buonista. Laura Boldrini, ad esempio: la presidente della Camera, con uno scatto da centometrista, ha subito sposato l'iniziativa nardelliana. Inequivocabilmente: «Il giuramento? A me sembra un segnale importante. Dovremmo tutti valorizzarlo». Ma a sinistra non sono in molti a pensarla così. «L'affermazione di Nardella è sbagliata. Una castroneria, una richiesta offensiva, pericolosa e discriminatoria», ribatte proprio da Firenze Giacomo Trombi, componente del gruppo consiliare in cui sono confluiti gli eletti di Sel, Prc e d'una lista civica. «Quella del sindaco azzanna mastino Trombi potrebbe essere una proposta interessante soltanto se estesa ai religiosi di tutte le religioni, Chiesa cattolica in primis, e concordata con le parti.

Chiedere solo agli imam di giurare fedeltà significa considerarli nemici e fuori dai princìpi costituzionali. Un'assurdità». Non così per Elzir e i suoi, pronti ad andare a Roma a far voto di fedeltà alla Costituzione «ed a cantare l'inno di Mameli, magari insieme al premier Matteo Renzi». Più realisti del re.

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