“Mi assumo la responsabilità di chiedervi di approvare la legge così com'è". Enrico Letta, nel corso dell'assemblea dei senatori Pd, sul ddl Zan è stato perentorio: “Non ci sono più le condizioni politiche per un terzo passaggio parlamentare”.
Una posizione che ha generato non pochi malumori tra i dem. La senatrice Valeria Valente si fa portavoce dei dubbi di una parte del mondo femminista:“Avrei preferito si tornasse a parlare di 'identità sessuale' e di 'orientamento sessuale' - ha continuato Valente - cancellando sesso e genere, per evitare che il ddl Zan riguardasse le donne. Credo che se avessimo fatto una discussione in tempo utile senza ideologie e senza blocchi contrapposti avremmo avuto maggiore consenso su una legge di civiltà, diversa da questo testo, contro l'omotransfobia". La collega Valeria Fedeli, invece, sottolinea: “Dovevamo lasciare fuori la violenza sulle donne che ha altre motivazioni. Vogliamo portare a casa la legge, ma sapendo che esiste il voto segreto, vorrei sapere come si fa?". "Il segretario ha scelto una linea immobilista destinata al suicidio. Lasceremo il testo in commissione fino a giugno, che vuol dire aula in autunno inoltrato, senza alcuna strategia per affrontare poi i voti segreti”, dice all'agenzia Lapresse una senatrice dem favorevole al ddl Zan. Il provvedimento rischia di lacerare il partito e il gruppo parlamentare.“Letta ci ha fatto scaricare, mezzo gruppo gli ha detto che non è d’accordo sullo Zan, ma lui alla fine non ha raccolto alcuna richiesta ed è andato avanti per la sua strada. Mi chiedo perché ci abbia ascoltato?", si chiede un senatore cattolico interpellato sempre da Lapresse. Ha assunto una posizione molto critica anche l'ex capogruppo Andrea Marcucci che, sui social, ha spiegato: "Ieri alla riunione dei senatori del Pd con il segretario Letta, ho detto che sono pronto a votare il testo così com'è, anche con i suoi evidenti limiti. Anzi, sarei stato favorevole, ad andare in Aula subito. Una cosa ho chiesto ieri ai miei colleghi - continua- ed oggi chiedo a voi: il dissenso va rispettato, coloro che hanno dubbi sul disegno di legge non vanno demonizzati. Il confronto di idee ed il rispetto di posizioni diverse su questioni etiche è il dna del Pd".
Enrico Letta, infatti, sembra non voler sentire ragioni. "Sarò il segretario più rispettoso della storia del Pd sulla pluralità di idee e posizioni", ha sottolineato prima di ricordare ai parlamentari: “Fuori il dibattito si è radicalizzato non per colpa nostra: tra di noi la discussione è seria e legittima. Ma il Pd non si deve far mettere i piedi in testa da idee retrograde della Lega". In estrema sintesi, il problema del segretario del Pd è proprio questo: l'ossessione continua di distinguersi sempre e comunque dal Carroccio. La verità, spiega a ilGiornale.it una fonte interna alla maggioranza, è che “in Senato i democratici su identità di genere e libertà d'espressione danno ragione a Salvini ma non possono dirlo apertamente”. Poco importa che molte critiche arrivino anche dal mondo Lgbt. Ieri, infatti, la sede dell'Arcilesbica è stata imbrattata solo perché l'associazione ha chiesto di apportare delle modifiche per la parte riguardante l'identità di genere. Gli insulti erano firmati “rabbia trans”. Anche Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay per i diritti LGBT+, e la scrittrice femminista Nadia Terragni, proprio in una recente intervista rilasciata a ilGiornale.it, hanno spiegato che il testo del ddl Zan presenta delle criticità e che dovrebbe essere modificato.
La linea di Letta, però, ci fanno sapere dal Nazareno, è la seguente “intanto il Ddl Zan si approva così com'è, poi si vede se modificarlo oppure no”. Il motivo? “Letta, ormai, ci ha messo la faccia di fronte all'opinione pubblica e non può più tirarsi indietro. Tutto il mondo dello spettacolo vuole questa legge e non possiamo dire di esserci sbagliati”, ci spiegano alcuni democratici imbarazzati per questa situazione. E così, mentre Letta tira dritto per non fare un torto a Fedez e al resto della ciurma radical-chic, il mondo cattolico si mobilita e sabato scenderà in piazza a Milano per la manifestazione #Restiamoliberi. In piedi contro la legge liberticida sull'omotransfobia.
“Se addirittura militanti, politici, personalità del tutto laiche e distanti dalle nostre posizioni, hanno puntato il dito sulla fraseologia divisiva delle definizioni incluse nella legge, vuol dire che il problema esiste eccome”, ha dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita e Famiglia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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