Il Pd va a scuola di riformismo da Renzi. Mezzo partito lo celebra alla sua kermesse

Da Orfini alla Madia, l'ala dem che tifa per l'asse con l'ex segretario. In caso di ko in Liguria redde rationem per Conte

Il Pd va a scuola di riformismo da Renzi. Mezzo partito lo celebra alla sua kermesse
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Matteo Renzi mette in classe i riformisti del Pd e rilancia l'asse con Elly Schlein: «Elly ha una strategia e il tempo dirà se funziona. Qui ed ora, lei dice che per vincere contro il centrodestra bisogna mettere insieme tutta la coalizione opposta e assemblarla con un progetto» dice il rottamatore dalla Festa del Foglio. Intanto, Giuseppe Conte si riavvicina al Pd e conferma la presenza alla manifestazione unitaria con Bonelli, Fratoianni e Schlein per le regionali in Liguria. La data cerchiata in rosso rivela al Giornale lo staff di Andrea Orlando - è quella del 25 ottobre. Non è stata ancora decisa la location ma sarà una piazza di Genova. Il capo dei Cinque stelle ritorna, l'ultima volta fu in Sardegna, al fianco degli altri leader del campo largo. Conte teme che gli sia imputata la sconfitta in Liguria per il no a Renzi. A Gaeta, dove si svolge la scuola di formazione dei giovani di Italia Viva, l'ex premier si riprende mezzo Pd. Sfilano davanti alla platea renziana Matteo Orfini, Pina Picierno, Tommaso Nannicini e Marianna Madia. Tutti e quattro un tempo formavano un pezzo del potere gigliato nel Pd. Oggi potrebbero essere l'anello di congiunzione per accompagnare la riappacificazione tra Renzi e il suo vecchio partito. Anche se nella nuova veste di alleato. Orfini, all'epoca presidente del Pd renziano, è chiamato a parlare di cultura. Pina Picierno di Europa. Marianna Madia, ministro nel governo Renzi e in rotta di collisione con il nuovo corso nel partito, discute di social network. Tommaso Nannicini, padre del jobs act, interviene al Panel sul lavoro. Il nodo Pd-Renzi va sciolto. È la questione centrale per il futuro di Elly Schlein in vista delle elezioni politiche nel 2027. C'è un pezzo dei dem che tifa per la l'intesa tra Schlein e Renzi. È l'ala riformista che non vuol morire contiana. C'è poi il gruppo dei padri nobili. Da Franceschini a Bettini. L'ex ministro della Cultura, suggeritore di Schlein, non fa mistero del suo pensiero: «per vincere bisogna allargare fino a Renzi». Bettini, scottato dalle giravolte del rottamatore ai tempi del Conte 2, considera chiusa l'esperienza con l'ex segretario del Pd. Francesco Rutelli, altro grande vecchio ritornato in scena, è sponsor dell'intesa Schlein-Renzi. Molto dipenderà dal voto in autunno in Liguria, Emilia Romagna e Umbria. Il risultato nelle tre regioni potrà suggerire alla segretaria la rotta. Renzi, come nel suo stile, continua a giocare sui due tavoli. Con la mano sinistra elogia Schlein, con l'altra fa lo stesso con la riforma sulla separazione delle carriere proposta dal centrodestra. Italia Viva ha già votato con Meloni e Savini in commissione e lo farà anche in Aula per separare le carriere tra pubblici ministeri e giudici. Una linea confermata nella tre giorni di Gaeta con l'intervento (tra i più applauditi) di Sabino Cassese.

Insomma, il solito Renzi che non rinuncia a rifilare l'ennesimo schiaffo alla coppia Travaglio-Conte con l'invito a Gaeta all'assessore di Livorno Simone Lenzi cacciato dalla giunta e al centro di una polemica con il direttore de Il Fatto

Quotidiano. E che annuncia di aver querelato il portavoce del presidente del Senato La Russa per avergli dato del «mentitore» sul caso Musolino. «Renzi conferma la sua arroganza», commenta il capogruppo Fdi Tommaso Foti.

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