Giornata cruciale per il futuro dei francesi: la premier Elisabeth Borne ha ufficialmente presentato il contenuto dell'attesa e già dibattuta riforma delle pensioni, fortemente voluta dal presidente Emmanuel Macron. Il primo elemento di novità è lo slittamento dell'età pensionabile, che a partire da settembre 2023 sarà spostato in avanti di tre mesi l'anno per raggiungere 64 anni nel 2030; così facendo alla fine del secondo mandato Macron si arriverà a 63 anni e 3 mesi.
Numeri alla mano, per aver diritto ad una pensione a tasso pieno sin dal 2027 - invece del 2035 - bisognerà aver versato 43 anni di contributi, ovvero 172 trimestri, segnando di fatto un allungamento del periodo contributivo. Quei lavoratori che rientrano attualmente nelle condizioni stabilite per le carriere lunghe -ovvero aver versato 5 trimestri di contributi entro l'età di 20 anni - continueranno ad andare in pensione due anni prima dell'età legale, quindi a 62 anni quando questa arriverà a 64 anni. «Un sistema equo consente a chi ha iniziato a lavorare presto di andarsene prima» ha sottolineato la numero uno dell'esecutivo francese. «Nel 2030, quando l'età pensionabile legale sarà stata portata a 64 anni, resterà a 58 anni per chi ha iniziato a lavorare molto presto, prima dei 16 anni; per chi ha iniziato tra i 16 e i 18 anni, penso in particolare agli apprendisti, il pensionamento sarà possibile a partire dai 60 anni; e per chi ha iniziato tra i 18 e i 20 anni, sarà dai 62 anni» ha esemplificato la premier.
«L'ultimo grande progresso di questo progetto riguarda l'occupazione degli anziani» ha sottolineato Borne, annunciando la creazione di un indice «sul posto dei dipendenti a fine carriera». Costruirlo sarà obbligatorio per le aziende con più di 1.000 dipendenti da quest'anno, e nel 2024 per quelle con più di 300 dipendenti. Infine Borne ha chiarito che la rivalutazione delle pensioni andrà a beneficio anche degli attuali pensionati, in accordo con la richiesta avanzata da Les Rèpublicains (destra gollista). Pertanto quei lavoratori che «hanno contribuito per tutta la vita con redditi intorno allo Smic (salario minimo), ora partiranno con una pensione pari all'85% dello Smic netto, cioè circa 1.200 euro netti al mese».
Il ministro dell'Economia, Bruno Le Maire, ha assicurato che la riforma presentata «farà risparmiare 17,7 miliardi di euro nel 2030», anno in cui il disavanzo previsto indipendentemente da qualsiasi riforma avrà raggiunto i 12,5 miliardi di euro.
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