Il cantiere pensioni resta aperto. Il governo si gioca la sua partita in vista della manovra e di fatto deve fare i conti con ben tre fronti. Il primo riguarda il taglio alle pensioni d'oro, il secondo riguarda il superamento della Fornero, il terzo invece è il chiodo fisso grillino dell'aumento delle minime a 780 euro con una sforbiciata agli assegni da 4500 euro in su. Il 2019 dunque potrebbe essere una sorta di "anno zero" per i pensionati che percepiscono già l'assegno e per chi sta per lasciare il lavoro. Partiamo dai tagli che è sostanzialmente il punto più spinoso. Secondo quanto riporta uno studio Tabula riportato da Repubblica la paltea che sarà interessata dalla scure del governo è di circa 50mila pensionati. Si salva chi ha un reddito annuo complessivo sotto i 90mila euro lordi. La sforbiciata sarà mediamente del 17 per cento. Un taglio che potrebbe portare via sull'assegno anche 360 euro. I grillini, principali sponsor del provvediemento sanno bene che questo tipo di mossa potrebbe essere incostituzionale. I comitati e le associazioni di categoria dei pensionati sono già sul piede di guerra. Anche gli studi legali si preparano ai ricorsi."Il provvedimento è manifestamente incostituzionale. Viola infatti i principi di integrità, ed adeguatezza, delle pensioni, stabiliti dall'art. 38, comma secondo, della Costituzione, così come anche ribadito dalla costante e più recente giurisprudenza della Corte Costituzionale.
La Corte ha infatti soltanto ritenuto legittimo, per un limitato arco di tempo, il taglio del solo adeguamento percentuale della pensione al costo della vita (perequazione), mentre ha sempre statuito che il taglio del vero e proprio importo della pensione è costituzionalmente illegittimo. Se tale progetto di legge sarà approvato siamo pronti a presentare ricorsi per i pensionati al fine di arrivare alla Corte Costituzionale e fare dichiarare incostituzionale la legge", fa sapere Luca Canevari di Dirittissimo (inforicorsipensioni@gmail.com). Il braccio di ferro potrebbe essere solo all'inzio ma di fatto i grillini sanno bene che la Consulta negli ultimi anni ha avallato operazioni simili precisando però la "temporaneità dell'intervento".
Il seocondo fronte è invece quello che prevede l'addio alla Fornero con l'introduzione di quota 100. Di fatto si andrebbe in pensione, secondo il piano della Lega, a 62 anni con 38 anni di contributi. Una misura questa che potrebbe interessare solo per il primo anno 350mila persone che poi aumentrebbero a 660mila con l'eventuale introduzione di Quota 41,5 che permette l'uscita dal lavoro con 41,5 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica.
La Lega comunque sta anche studiando un'altra variante che prevde la quota 100 a 65 anni con 35 anni di contributi. Toccherà poi a Tria trovare le coperture per queste eventuali uscite anticipate e di fatto anche su questo punto ci sono tensioni all'interno del governo. Infine c'è il nodo della "pensione di cittadinanza". Una assegno da 780 euro per chi percepisce la minima. È questo l'obiettivo primario dei Cinque Stelle che sono in pressing sul Tesoro per ottenere il via libera ai tagli sugli assegni alti per finanziare quelli più bassi.
Una proposta questa che dal professor Brambilla (tecnico vicino alla Lega) è stata definita una "follia". Il costro dell'operazione ammonterebbe a 4 miliardi. Altre coperture che Tria deve trovare. Il tempo stringe ma una cosa è certa: le pensioni del 2019 saranno molto diverse da quelle che conosciamo...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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