Pensioni, si punta ad alzare le minime

Forza Italia in pressing. Per gli anticipi risorse limitate, ma quota 103 può essere confermata

Pensioni, si punta ad alzare le minime
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Le risorse a disposizione per la manovra di bilancio sono poche, ma il governo non si dimenticherà del fronte previdenza. In questo senso è in atto un pressing di Forza Italia per aumentare le pensioni minime. «Ci stiamo battendo anche in questa finanziaria per fare in modo che si possano sempre più adeguare le pensioni», ha dichiarato ieri il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, specificando che il capogruppo azzurro alla Camera Paolo Barelli «si è impegnato in maniera spasmodica in questi giorni tirando per la giacchetta anche il ministro Giorgetti».

L'anno scorso Forza Italia riuscì a ottenere in extremis l'arrotondamento a circa 600 euro dell'assegno minimo per gli over 75. Da quest'anno dovrebbe arrivare la seconda fase di quella misura, portando allo stesso livello le minime per tutti i pensionati. La volontà sarebbe di andare ancora oltre, spingendo al contempo per un nuovo arrotondamento per gli over 75. Un passetto in più, insomma, verso la promessa elettorale dei mille euro.

Da vedere cosa deciderà il ministro dell'Economia, che ha a che fare con una situazione previdenziale difficile: nella Nadef, il documento di economia e finanza che contiene anche le previsioni di spesa future, tra la fine del 2022 e il 2026 si spiega che la spesa pensionistica lieviterà di 64 miliardi in soli quattro anni (23 miliardi l'anno prossimo, a causa dell'indicizzazione). Invecchiamento della popolazione e scarsa natalità porteranno l'Italia a spendere nel 2042 fino al 17% del Pil in pensioni. Questo quadro fa sì che i margini per agire sul tema sono alquanto stretti con la presa di coscienza che serve più tempo per la riforma delle pensioni, a cui sta lavorando il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. A maggior ragione dopo lo sforzo per misure ritenute prioritarie come il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef (15 miliardi) e gli aumenti per i dipendenti pubblici (5 miliardi).

Senza interventi, dal prossimo gennaio, ci sarà solo la legge Fornero, che prevede un'età pensionabile a 67 anni di età. Il governo farà il possibile per rinnovare quota 103, la formula per l'uscita in anticipo dal mercato del lavoro con 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi versati. Quest'ultima modalità di anticipo pensionistico è arrivata dopo la quota 102 di Draghi e il triennio di quota 100 introdotto dal governo gialloverde. I soldi da trovare per una proroga di quota 103 sono significativi, ma non irraggiungibili (l'anno scorso era costata circa 700 milioni), quindi la proroga alla fine potrebbe arrivare.

Una delle novità, che il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha anticipato all'incontro con i sindacati dei giorni scorsi è che ci sarà un doppio binario per il pacchetto pensioni: oltre alle misure in manovra ci sarà un documento collegato, un decreto sul lavoro con diversi provvedimenti a tema previdenziale che dovrebbe arrivare in seguito alla legge di bilancio. Al suo interno si ragiona di misure a favore dei giovani e il varo di Ape donna, una sorta di «Ape sociale», pensato per agevolare le lavoratrici che in corrispondenza di determinati requisiti potranno accedere a un'indennità corrisposta dallo Stato fino all'effettiva età delle pensione. Se si dovesse optare per questa via, è probabile che Opzione donna, che aveva diverse limitazioni, si andrebbe a esaurire a fine anno.

Intanto, domani arriva in consiglio dei ministri la prima versione della legge di bilancio.

Dovrebbero esserci anche due decreti legislativi: uno sull'accorpamento delle aliquote Irpef e un secondo provvedimento sulla global tax per le multinazionali (che da noi potrebbe anche andare oltre il 15% previsto) e gli incentivi alle imprese che riportano la produzione in Italia.

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