Perché Israele (ora) non può accettare la proposta di cessate il fuoco in Libano

Lo Stato ebraico sta colpendo Hezbollah per riportare a casa gli sfollati nel Nord. Dal 7 ottobre è l'aggredito

Perché Israele (ora) non può accettare la proposta di cessate il fuoco in Libano
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David Azulai è il capo del consiglio regionale di Metula, lui sa bene che cosa vuol dire essere espulsi dalla propria casa da undici mesi e più, e avere aspettato invano che il mondo dicesse una parola contro i colpi di mortaio e la pioggia di missili, più di 7.500, che hanno martellato la vita della sua gente dal giorno dopo il 7 ottobre fino a svuotare il Nord della Galilea, il Golan, una zona del Kinneret, mentre andavano a fuoco coltivazioni e foreste e tre milioni di israeliani ancora ieri correvano nei rifugi. L'attacco di Hamas era avvenuto al Sud, Azulai e la gente al confine del Libano non avrebbero dovuto essere coinvolti: invece gli Hezbollah hanno cominciato a bombardare in sostegno di Hamas. Né Usa né Francia hanno chiesto un cessate il fuoco. Oggi Azulai afferma: «Il cessate il fuoco americano e francese garantirebbe un prossimo 7 ottobre qui al nord». Netanyahu intanto ha deciso che comunque è pronto a discutere l'offerta di cessate il fuoco, a patto che abbandoni Hamas alla sua sorte, smettendo di dichiarare che combatterà al suo fianco fino all'ultimo.

L'Iran alle spalle degli Hezbollah, il vero burattinaio della forze che hanno giurato di distruggere Israele, ha curato che si rafforzasse ogni giorno la riserva di centinaia di migliaia di missili di cui ancora una buona parte è pronta all'uso. È la fede che ha organizzato la guerra sciita al Nord: quando Israele colpisce un edificio, che la stampa internazionale subito mostra come obiettivo della crudeltà di Netanyahu, si possono ammirare tutta una serie di scoppi successivi. È la strategia cui non si rinuncia in 21 giorni: anni di riserve di missili ed esplosivi nascoste dagli Hezbollah colpire Israele. Adesso la strategia subisce uno iato, Israele deve smettere di cercare di evitare che il grande programma della sua distruzione abbia luogo o deve seguitare a indurre quella deterrenza indispensabile per ogni saggio ripensamento, foriero di pace e anche prima di tutto del ritorno dei propri cittadini a casa loro? 21 giorni non servirebbero al primo e più importante degli scopi dichiarati dal governo israeliano, ovvero riportare a casa i 60mila sfollati. La richiesta di un cessate il fuoco per una trattativa non ha nessun oggetto: Israele non ha nessun contenzioso da trattare con gli Hezbollah, è Nasrallah che deve smettere di combattere la sua guerra di distruzione insieme a Sinwar agli ordini dell'Iran contro Israele. Un cessate il fuoco che si fa solo perché ben presto ci sono le elezioni e Biden vuole avvengano in pace, e perché la guerra è una cosa che tutti, per primo Israele, odiano, non si può fare se prepara o sottintende la prosecuzione di un grande odio strategico. È quello che si deve abbattere. E la situazione della sicurezza dei cittadini israeliani che deve cambiare.

Se un appello americano e francese si fosse rivolto finalmente agli Hezbollah intimandogli di deporre le armi, di rispettare la risoluzione 1.701 dell'Onu che gli impone di ritirarsi dietro il Litani, avrebbe avuto un'altra credibilità. Non è chiedendo a Israele di smettere di combattere che si garantisce a Israele che Nasrallah rinuncerà al suo disegno ideologico. Qualcuno chiedendo un cessate il fuoco alla pari si è dimenticato che Israele è l'aggredito, di nuovo! E anche chi è l'aggressore: è il peggiore terrorista del mondo quanto a numero di esplosioni omicide in tutto il mondo, a Parigi (13 attentati con 20 morti e 255 feriti) 307 morti fra soldati americano e francesi nell'attacco alle baracche con camion bomba, 85 morti alla Comunità ebraica di Buenos Aires, Khobar Towers, Burgas. Un'attività omicida senza fine.

E adesso che finalmente Israele sta riuscendo a imporre un cammino di sicurezza, dovrebbe semplicemente sostenerlo, come si sostenne l'America nella guerra contro l'Isis. Ma, pardon, dimenticavo che questo è lo Stato ebraico.

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