San Paolo Hector Schamis è professore all'Università di Georgetown ed è columnist su molti media internazionali prestigiosi. Sino a poco fa scriveva anche per El País, su invito dell'allora direttore Antonio Caño. Cinque anni di collaborazione fino a quando non scrisse un articolo sulle missioni mediche cubane in Brasile, riportando la verità, ovvero «la denuncia in tribunale fatta da molti medici cubani sulla schiavitù cui sono sottoposti dal castrismo, sul lavoro forzato, sulla tratta di persone perché inviati contro la loro volontà, sulle statistiche falsificate della dittatura, sui compiti di intelligence di chi li accompagna osservandoli a vista come accadeva nell'ex Urss e di minacce perché per chi si rifiuta di andare c'è la morte civile all'Avana». Silurato, forse perché anche la Spagna ha usato i medici cubani durante la pandemia. Come l'Italia.
Raccontare paesi come il Venezuela o Cuba è oramai un problema in Europa, Italia compresa. Come lo spiega?
«Perché l'infiltrazione delle due dittature, grazie al controllo dell'Avana sul Venezuela, comincia a pesare anche da voi. Basti pensare che Javier Larrondo, dell'ong Prisoners Defender che denuncia l'uso politico del carcere per smentire le false cifre del regime o la figlia di Osvaldo Paya, Maria Rosa Payá, che rivela le torture a chiunque provi ad essere libero di esprimersi come José Daniel Ferrer, da voi non hanno voce».
L'ha sorpresa la relazione tra Movimento 5 Stelle e dittatura venezuelana?
«Niente affatto. La petrodiplomazia di Chávez ha finanziato politici ovunque. Si è saputo della Kirchner perché le hanno bloccato la valigetta di Antonini Wilson con 800mila dollari per la campagna elettorale del 2007 e l'anno scorso si è documentato in un tribunale di Madrid che l'attuale vicepresidente spagnolo Pablo Iglesias ha ricevuto 272mila dollari dalla narcodittatura venezuelana».
L'ingenuità europea comincia ad essere inspiegabile.
«Il problema è la narrativa castrochavista che esula totalmente dalla realtà, anche in Italia dove, ad esempio si attacca Lenin Moreno, come anti-indigeno quando, invece, mai nessuno ha massacrato gli indios in Ecuador come il suo predecessore, Rafael Correa. O quando in Spagna ma anche in Italia dicono che in Bolivia c'è stato un colpo di Stato dell'ultradestra. È ridicolo se si pensa che al di là dei brogli a far cadere Morales sono stati gli indigeni e i sindacalisti del settore minerario, quanto di più marxista ci possa essere».
Si parla molto delle statue in Italia dove di recente ne è stata danneggiata una di Indro Montanelli. Come lo spiega?
«Il primo fu Chávez, che usò il tema in modo strumentale, ovvero per deviare l'attenzione da quello che in realtà stava facendo, corruzione e narcotraffico. Distruggere le statue di Colombo, accusato di essere un genocida è iniziato dopo la nascita dell'Alba, nel 2004. Poi il fenomeno si è esteso all'Argentina della Kirchner, alla Bolivia di Morales e a López Obrador, che ha anche scritto al Papa perché chiedesse scusa ai messicani. Ora il fenomeno si è esteso in Italia ma certo, se con la scusa dell'idea strumentale di Chávez per riscrivere la storia l'idea dovesse estendersi a Roma, per logica si dovrebbe abbattere il Colosseo, simbolo della lotta tra schiavi e belve feroci».
Quali opzioni ha l'Italia?
«Raccontare la realtà, non credere alle narrazioni di un narco-Stato, il Venezuela, controllato da una
tirannia come Cuba che dura da 60 anni e, alla fine, scegliere se vuole assomigliare a Cina, Russia o Iran oppure agli Stati Uniti, un paese dove c'è la maggiore indipendenza di poteri al mondo, a cominciare dalla giustizia».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.