Come fosse un piccolo letargo. Anche gli esseri umani, infatti, in inverno dormono di più, in particolare nella fase Rem (quella in cui si sogna), e hanno bisogno di più ore di riposo. La conferma arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Neuroscience, che ha coinvolto 188 persone con problemi legati alla qualità del sonno.
Secondo i ricercatori, si potrebbero adattare gli orari di lavoro e di scuola in base alla stagione, permettendo di svegliarsi più tardi nei mesi invernali, oppure bisognerebbe abituarsi ad andare a dormire un po' prima durante la stagione più fredda. I partecipanti allo studio vivono in un ambiente urbano, quindi con scarsa esposizione alla luce naturale ed elevato inquinamento luminoso, fattori che dovrebbero alterare i comportamenti legati alla stagionalità e alla quantità di luce. Eppure, i ricercatori guidati da Aileen Seidler hanno riscontrato cambiamenti sorprendenti nel passaggio dall'estate all'inverno: il tempo totale di sonno si allunga di circa un'ora nei mesi freddi, ma il dato più significativo è che si estende di mezz'ora anche la fase Rem, che è nota per essere direttamente collegata al nostro orologio circadiano, a sua volta influenzato dalla luce.
Gli autori dello studio avvertono che questi risultati dovranno essere confermati da ulteriori ricerche che coinvolgono un campione più ampio e con persone non affette da problemi legati al sonno, anche perché questi cambiamenti stagionali potrebbero essere ancora più marcati nella popolazione sana. «La stagionalità è onnipresente in ogni essere vivente su questo pianeta», affermano gli studiosi.
«Anche se manteniamo invariate le nostre abitudini, in inverno la fisiologia umana risulta rallentata e sperimentiamo spesso la sensazione di aver esaurito le energie. È per questo che dovremmo imparare ad adattare le nostre abitudini alle stagioni».
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