Donald Trump è determinato a mantenere le promesse elettorali in tema di immigrazione e si prepara ad avviare la più grande deportazione di massa del Paese, con lo spettro di una vera e propria caccia agli irregolari. Come riporta il Wall Street Journal, i suoi consiglieri stanno elaborando i piani per mettere in atto tale misura, discutendo di come andrà finanziata. La prima mossa potrebbe essere una dichiarazione di emergenza nazionale al confine nel primo giorno in carica del tycoon, che consentirebbe alla nuova amministrazione di spostare risorse militari dal Pentagono per pagare la costruzione del muro, la detenzione e la deportazione dei migranti. Lo staff di Trump ritiene che questo sbloccherebbe anche la possibilità di utilizzare basi militari per l'incarcerazione degli immigrati e l'uso aerei militari per i rimpatri, ma non è ancora chiara la legalità di un'azione in tal senso, come sottolinea il Wsj.
Le discussioni dietro le quinte sono iniziate già nei mesi precedenti alle elezioni, ma sono riprese con maggior impegno nei giorni successivi al voto. Tra i vari cambiamenti alle politiche del governo di Joe Biden necessari per aumentare le deportazioni, si pensa di revocare una misura del presidente uscente che ordina all'Us Immigration and Customs Enforcement di non perseguire le persone entrate illegalmente nel paese che non hanno commesso altri reati. Ma anche di apportare modifiche al sistema giudiziario per accelerare i rimpatri. I consiglieri di Trump stanno pensando di concentrarsi prima sugli illegali che hanno ricevuto ordini definitivi di espulsione da un tribunale per lì'immigrazione, e ce ne sono circa 1,3 milioni, così come su quelli con altre condanne o accuse penali. Karoline Leavitt, portavoce del team per la transizione del prossimo presidente Usa, ha affermato che «il popolo americano ha rieletto Trump con un margine clamoroso, dandogli il mandato di attuare le promesse fatte durante la campagna elettorale. E lui le manterrà».
Intanto un giudice federale americano ha bocciato una misura dell'amministrazione Biden che conferiva uno status legale a determinati clandestini sposati con cittadini statunitensi. Oltre a permettere loro di lavorare negli Usa legalmente mentre erano in attesa della cittadinanza o della carta verde (il permesso di residenza permanente). Come riporta la Cnn, il giudice distrettuale J. Campbell Barker aveva precedentemente sospeso la norma (introdotta all'inizio di quest'anno quando il presidente si candidava per la rielezione) mentre esaminava la causa intentata dal Texas e da altri 15 stati.
Si stima che il programma interessasse direttamente dalle 750mila alle 800mila persone, ma il togato ha spiegato che il Congresso non ha conferito all'esecutivo l'autorità di attuare tale politica. «La visione della norma sull'immigrazione - ha detto - estende l'interpretazione legale oltre il suo punto di rottura».VRob
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