Il presidente americano Barack Obama annuncia oggi in un discorso la preparazione di una campagna contro gli estremisti dello Stato islamico. Secondo fonti dell'Amministrazione citate dal New York Times , il programma per arginare gli estremisti in Siria e in Irak si articolerà in tre fasi e potrebbe durare anche tre anni. La prima, già iniziata, è quella dei raid aerei. Nelle scorse ore, i jet dell'aviazione americana hanno bombardato postazioni dei miliziani nei pressi delle città di Mosul e Tal Afar, nel Nord, mentre nella provincia di Anbar l'esercito regolare iracheno grazie al sostegno dei bombardamenti ha riguadagnato alcuni distretti. Se questa prima fase è già attiva, la seconda potrebbe iniziare presto, già questa settimana, quando dovrebbe essere costituito il nuovo e più inclusivo governo iracheno, guidato dal premier Haider Al Abadi. A questo punto, Washington spera di coordinare con Bagdad l'addestramento e l'equipaggiamento delle truppe regolari, delle forze curde peshmerga e forse di alcuni clan e tribù sunnite. La terza fase, quella che secondo il New York Times potrebbe essere più controversa e lunga, prevederebbe la distruzione dello Stato islamico e delle sue postazioni anche dentro la Siria e, secondo funzionari del Pentagono, potrebbe andare oltre i 36 mesi e quindi coinvolgere anche l'inizio della prossima presidenza.
Una simile campagna - Washington spera di riunire una coalizione di Paesi arabi ed europei - non ha precedenti finora per l'America, spiega il quotidiano: non si limiterà come in Pakistan e Yemen, ad attacchi con droni, non sarà un intervento aereo internazionale come in Libia, e come ha ripetuto Obama domenica sull'emittente Nbc , non prevederà un ritorno delle truppe di terra: «Quello che stiamo facendo non è l'equivalente della guerra in Irak nel 2003», ha spiegato. «Indeboliremo sistematicamente le capacità (dello Stato islamico) e restringeremo il territorio che controlla».
Anche sul fronte dei combattimenti in Siria contro il regime di Bashar El Assad, l'Amministrazione dopo anni di scetticismo starebbe valutando una nuova strategia se, come ha scritto il Wall Street Journal , il presidente ha intenzione di chiedere al Congresso un aumento di risorse - 500 milioni di dollari - per addestrare e armare i gruppi anti-Damasco più moderati.
Nelle zone della Siria sfuggite al controllo dell'opposizione armata più laica e ora in mano ai jihadisti radicali dello Stato islamico la situazione umanitaria preoccupa sempre più: «Sono un mattatoio», ha detto di quelle aree Zeid Al Hussein, alto commissario per i diritti umani dell'Onu, mentre in Irak secondo l'inviato dell'Onu nel Paese sarebbero 700 dall'inizio dell'anno i bambini uccisi o mutilati. Dal Cairo Ahmed Al Tayyib, grande imam di Al Azhar, la più prestigiosa istituzione dell'islam sunnita, ha definito gli estremisti «criminali» che «danneggiano l'islam».
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