Piantedosi nel mirino della solita sinistra. Il ritardo dei tribunali all'origine del caos

Azione e M5s contro il ministro. Il Viminale aveva bloccato i tifosi tedeschi, ma i giudici hanno dato lo stop fuori tempo massimo. La Lega: "La Germania paghi i danni"

Piantedosi nel mirino della solita sinistra. Il ritardo dei tribunali all'origine del caos

Non c'è pace per Matteo Piantedosi. Al ministro dell'Interno, finito con altri colleghi del governo nel mirino delle polemiche politiche per la tragedia di Cutro, ora viene anche addebitata la responsabilità della guerriglia urbana scatenata ieri a Napoli dai tifosi dell'Eintracht di Francoforte. Sono almeno 600 quelli arrivati ieri in città nonostante il divieto di trasferta imposto proprio dal Viminale. Non potendo andare allo stadio, hanno inscenato per ore una guerriglia con la polizia e con gli stessi tifosi napoletani, con i quali sono arrivati allo scontro nel cuore della città vecchia.

Il bello è che il ministro dell'Interno finisce sulla graticola anche se si è mosso per tempo, proprio guardando a quanto era accaduto all'andata. Il 21 febbraio, giorno in cui il Napoli ha vinto a Francoforte per 2 a 0, nella città tedesca c'erano stati duri scontri, culminati in alcuni arresti. Ecco dunque che Piantedosi a inizio marzo sceglie di impedire la trasferta di ritorno ai tifosi dell'Eintracht. Decisione impopolare, criticata dal club tedesco che fa ricorso al Tar Campania, e inizialmente vede accolta l'istanza. Solo il 13, due giorni prima del match, arriva il no definitivo del Tar, nel timore che i «sentimenti di rivalsa» tedeschi sfociassero in «azioni violente delle opposte tifoserie». Insomma, il buon senso c'era stato, ma la burocrazia, e i tempi dei ricorsi alla giustizia amministrativa, hanno finito per emettere l'ultima parola troppo tardi. Quanto, cioè, il nucleo di ultras tedeschi aveva già comprato voli e hotel per la trasferta negata. Un contrattempo che ha in parte vanificato lo stop alla trasferta. Che anche se non si fosse basato solo sulle schermaglie risalenti alla partita dell'andata, poteva comunque giustificarsi con altri precedenti non rassicuranti. Come gli scontri che hanno visto protagonisti gli ultras di Francoforte a Roma, nel 2018 e poi a dicembre del 2020 in occasione di due trasferte dell'Eintracht allo stadio Olimpico, per affrontare la Lazio. Insomma, una fama non propriamente buona precedeva certamente gli agitati tifosi teutonici, e lo stop alla trasferta aveva dunque fondamenta solide. Anche lo stop tardivo non aveva comunque impedito di prepararsi a qualche tafferuglio, e che la polizia ieri sia scesa in campo a Napoli è chiarito anche dai danni, con due volanti date alle fiamme. Gli ultras tedeschi in corteo si sono abbandonati ai vandalismi, ma a quel punto come si poteva impedire a dei cittadini europei di arrivare in città con un volo e una stanza di albergo regolarmente prenotati? Solo un dettaglio per la politica, quella di opposizione, ovviamente, che ha emesso la sua sentenza: la colpa? Tutta di Piantedosi. Con il ministro finito nel mirino di Carlo Calenda, sarcastico nel suo commento sugli incidenti che hanno preceduto la serata di Champions. «Quando ti serve un Ministro degli interni equilibrato trovi un questurino', quando ti serve un Ministro questurino' trovi il nulla. Altro che legge e ordine», commenta il leader di Azione, che sceglie di sfruttare gli scontri come pretesto per attaccare il titolare del Viminale.

La guerriglia ultras spinge anche il parlamentare M5s Dario Carotenuto a chiedere a Piantedosi un'informativa urgente in Aula a Montecitorio, trovando l'appoggio alla richiesta del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra (il cui capogruppo De Cristofaro chiede pure la testa di Prefetto e Questore) e vedendo doppiata la richiesta di chiarimenti sugli scontri al ministro anche da parte dei deputati Pd Piero De Luca e Marco Sarracino.

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