
Di quel 13,1% del capitale di Generali detenuto da Mediobanca si può dire che è stato il cuore della finanza italiana, per mezzo secolo. La quota è cambiata nel tempo, ma intorno ad essa si sono svolte battaglie di ogni tipo perché rappresentava un legame indissolubile: quello tra Piazzetta Cuccia e il destino della compagnia triestina. Da ieri il legame si scioglie. O, meglio, si può sciogliere. Deciderà il mercato. Vediamo bene come e perché.
L'Offerta pubblica di scambio che Mediobanca lancia su Banca Generali si rivolge al 100% del capitale. Ai soci di Banca Generali non viene però offerto cash, bensì azioni Generali: quelle del pacchetto del 13,1 percento. Il rapporto stabilito dall'offerta è di 1,7 azioni Generali per ogni titolo Banca Generali. Ai prezzi del 25 aprile (ultimo giorno prima dell'annuncio) il cambio corrispondeva a una valutazione di Banca Generali di 54,17 euro. Ieri sera, dopo che il mercato ha fatto i suoi calcoli per tutto il giorno, il prezzo era sceso un po', a 53,72, comunque a premio rispetto al prezzo di chiusura (51,2 euro, +4,9%).
Per avere successo, l'operazione richiede di fatto l'adesione di Generali. Mediobanca ha infatti posto la condizione di avere almeno il 50%+1 azione. Avendo Generali il 50,17% di Banca Generali, senza il suo apporto l'Ops fallisce. Dunque, in questa ipotesi, Generali riceverà il 6,3% di azioni proprie, che sommate al 3,25% già in portafoglio, porteranno il totale al 9,5 percento. A quel punto il suo azionariato avrà Delfin come primo socio (9,9%) Caltagirone secondo con il 6,8%, e Unicredit al terzo con il 6,6% ma con il nuovo e inedito ruolo di primo azionista industriale della compagnia, essendo Mediobanca scesa nel frattempo a zero.
Le altre azioni Generali (circa il 6,3%) saranno infatti finite ai tanti soci di Banca Generali, istituzionali e retail, nessuno al momento con quote rilevanti. Bisognerà vedere se, nei prossimi giorni, si muoveranno pacchetti di Banca Generali proprio a questo fine.
Per quanto riguarda l'Ops lanciata da Mps su Mediobanca, si può dire che quella di Piazzetta Cuccia su Banca Generali diventa in qualche modo concorrente. Almeno in teoria. Infatti, per i soci Mediobanca, delle due l'una: o approvare l'Ops di Mediobanca su Banca Generali, nell'assemblea fissata per il 16 giugno; ovvero bocciarla per poi aderire all'Ops di Mps che partirà successivamente. Fare diversamente non avrebbe un senso razionale: se Nagel convincesse la maggioranza dei suoi soci della bontà del suo progetto, essi non dovrebbero poi andare a consegnare le azioni a Mps, che ha idee alternative. In questa chiave sarà determinante il mercato: come si comporterà? Valuterà l'operazione su Banca Generali come strategica o come una mossa difensiva rispetto a Monte Paschi?
All'ultima assemblea di Mediobanca ha votato per Nagel (la sua conferma nel cda) il 40% del capitale, composto dall'11,4% dei soci dell'accordo di
consultazione, il circa 8% di altri soci stabili e circa il 20% di istituzionali. Contro il 30% circa composto da Caltagirone (che oggi ha il 7,4) e Delfin (19,8%). Questa però che si giocherà nei prossimi mesi è un'altra partita.
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