L'urlo di dolore fa tremare i polsi: «Più del 20 per cento delle piccole e medie imprese rischia di non aprire più». A parlare è Maurizio Casasco, presidente Confapi, che rappresenta la piccola e media industria privata: 80mila aziende iscritte, oltre 900mila lavoratori. Il tempo è praticamente scaduto: «Serve un intervento immediato. Non rapido. Im-me-dia-to». E l'intervento è uno solo: liquidità. Le grandi aziende spesso hanno una cassa da cui attingere ma le piccole? La manifattura, l'edilizia, la meccanica, i servizi. Lo tsunami rischia di sbriciolare la colonna vertebrale della nostra economia. Servono soldi subito. Anzi, servivano ieri. «Vanno dati i quattrini direttamente sul conto corrente delle aziende - dice grave Casasco - Come hanno fatto subito in Germania, in Svizzera, negli Stati Uniti». Noi invece ci siamo impelagati nelle richieste alle banche, con tanto di documenti da compilare, istruttorie da aprire, garanzie da presentare. «Il nostro sistema pubblico conosce perfettamente tutta l'anagrafica di un'azienda, iban incluso. E invece...».
Quando gli si chiede se il prossimo decreto che sta apparecchiando il governo può essere ritenuto soddisfacente in merito ai prestiti a fondo perduto, Casasco non ci sta: «Ecco, altro errore. Non va considerato un prestito a fondo perduto. È, e dovrebbe essere, un investimento che lo Stato fa anche a suo vantaggio. Prima lo fa, più risparmia. Lo Stato deve farsi imprenditore e non umiliare gli imprenditori, come sta facendo adesso, obbligandoli a fare la questua».
Neppure l'obiezione che i soldi sono pochi va a segno. «Falso problema. Occorreva potenziare a 10 volte la Cassa depositi e prestiti e soprattutto non passare dalla Sace (che si occupa principalmente di commercio estero ndr.). Insomma, bisognava fare come ha fatto Tremonti nel 2009 che liberò la Cdp dal sistema pubblico e la fece diventare società privata, terza banca italiana. Insomma, liberarla da quei vincoli da cui era imbrigliata, specie in un momento in cui l'Europa ha tolto i vincoli di bilancio».
L'esempio tedesco: «Loro hanno la Kfw con cui sovvenzionano le proprie aziende pubbliche come Lufthansa, senza fare entrare la spesa come debito di Stato». Ultima considerazione: «E ora si rischia che i nostri clienti esteri dicano: Non riaprite? O vado in Turchia o quello che fate voi me lo produco da me».
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