L'Italia tra i protagonisti della produzione di energia nucleare in Europa. E con un risparmio previsto di «17 miliardi» nel 2050. Per ora è solo un'ipotesi, ma potrebbe diventare presto realtà. Lo scopriremo a fine mese, quando verranno presentati i risultati della Piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile, gruppo di lavoro voluto dal ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin (foto) che ieri, in Commissione Ambiente e Attività Produttive della Camera, ha detto: «le conclusioni dello studio saranno una base oggettiva di dati e valutazioni tecniche, non politiche che conterranno anche delle linee guida e la relativa road map temporale per l'abilitazione della fonte nucleare in Italia tramite le nuove tecnologie sostenibili».
In attesa dei risultati della ricerca, fondamentale è il tema sul deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Le aree individuate che, dopo la riperimetrazione, hanno mantenuto le dimensioni e i criteri di idoneità per la costruzione del deposito «sono a oggi 51», ha spiegato Pichetto Fratin per poi evidenziare che «quella pubblicata è ancora una proposta di Cnai (il documento che identifica le aree idonee ad accogliere il deposito), già sottoposta al parere dell'Isin (Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione), ma che non può essere considerata la Carta definitiva fino al completamento della procedura di Valutazione Ambientale Strategica che «non solo potrà consentire alle amministrazioni locali di partecipare nuovamente al processo decisionale, ma potrà offrire l'opportunità di approfondire i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione del deposito nazionale». In attesa del deposito, ha precisato il ministro, si stanno vagliando soluzioni alternative, a partire dai depositi di rifiuti radioattivi, dalla bassissima attività (compresi i rifiuti medicali) fino all'alta attività, incluso il combustibile nucleare esaurito già dislocati in tutta Italia (sono un centinaio su 22 siti perché in Italia si producono dai 300 ai 500 metri cubi di rifiuti medicali di bassa e media attività l'anno».
L'idea quindi che si sta valutando, ha detto Pichetto Fratin, «è quella di ammodernare le strutture esistenti, eventualmente ampliandole, sfruttando la possibilità di farlo in località potenzialmente già idonee alla gestione in sicurezza di rifiuti radioattivi, anche nell'ottica del rientro dall'estero dei rifiuti ad alta attività che lì si trovano per riprocessamento da diversi anni». Pertanto, non c'è tempo da perdere. Il ministro Pichetto Fratin ha dato mandato al professore Giovanni Guzzetta, ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico presso l'Università Tor Vergata di Roma per coordinare il gruppo di lavoro con l'obiettivo di riordinare la legislazione di settore. Il cronoprogramma prevede la presentazione «di una bozza di testo per la legge delega entro la fine del 2024» .
Il disegno di legge delega sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025. Ieri è stato anche il giorno dell'insediamento dello Steering Committee di Confindustria: il fine è quello di valutare le potenzialità che avrebbero in Italia gli Small Modular Reactor.
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