Pier Silvio Berlusconi: "Serve un tetto pubblicitario per la Rai"

L'ad Mediaset: "La Rai è l'unico caso in Europa di ibrido che vive di canone e pubblicità. Oltretutto falsa il mercato e sottrae risorse a un settore già in difficoltà come l'editoria"

Pier Silvio Berlusconi: "Serve un tetto pubblicitario per la Rai"

Il vicepresidente e ad di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, in un'ampia intervista al Corriere della sera si sofferma su un tema assai spinoso: il mercato pubblicitario televisivo. Un mercato che dall'inizio della crisi è crollato, passando da 10 miliardi a poco più di sei. Poche risorse in un sistema, quello italiano, che vede più canali gratuiti di tutta Europa, ma in cui le risorse, evidentemente, non bstano. Senza girarci troppo intorno Berlusconi va subito dritto al cuore del problema: la Rai, "un ibrido che vive di canone e di pubblicità. E per la pubblicità insegue la tv commerciale. E' l'unico caso rimasto in Europa. Oltretutto falsa il mercato e sottrae risorse a un settore già in difficoltà come l'editoria".

Parole molt dure quelle dell'ad Mediaset, che invoca un tetto pubblicitario per la tv di Stato. "Se percepisci un canone devi avere perlomeno un tetto molto stringente alla pubblicità. A beneficiarne sarebbe tutto il mercato, anche la carta stampata e gli editori più piccoli. E non è questione di limitare la concorrenza, noi abbiamo già dimostrato di reggere la concorrenza sia di chi ha canone e pubblicità sia di colossi internazionali come Murdoch".

Pier Silvio Berlusconi è soddisfatto dei dati di ascolto delle proprie reti: "Nonostante la nuova concorrenza siamo cresciuti sia negli ascolti sia nelle quote di mercato pubblicitario, Canale 5 nelle 24 ore con il 17% è in assoluto la prima rete italiana. Un vantaggio che arriva fino a 5 punti di share sui target commerciali". Il problema, come già accennato sopra, è la pubblicità, che negli ultimi anni si è notevolmente assottigliata, in un mondo, quello dell'offerta tv, che è profondamente cambiato: "Il mondo dei media televisivi si va polarizzando sempre più tra due estremi: i player globali che offrono contenuti in streming, principalmente cinema e serie, anche di qualità ma preconfezionati, e chi offre prodotti caldi, locali, in diretta, fatti da editori che conoscono la pancia del Paese.

Ed è questo il nostro know how che, lasciatemelo dire, è un vero e proprio mestiere, un'arte che non puoi comprare. I giganti digitali, Google, Youtube, Netflix e Amazon, non hanno questa capacità, è una ricchezza che non possiedono".

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