«Non ho nessuna intenzione di scendere in politica. Punto». Dove il «punto» ha il significato perentorio che Pier Silvio Berlusconi ha voluto dare rispondendo a una domanda sulla sua possibile discesa in campo. L'occasione è stata la conferenza stampa di fine anno, martedì sera negli studi di Cologno, quando davanti a una sessantina di giornalisti l'amministratore delegato di Mediaset ha parlato per oltre un'ora a ruota libera, rispondendo a tutti.
No alla poltica per almeno tre motivi: «Prima di tutto perché amo Mediaset e tutti quelli che ci lavorano. E penso che il mio compito non sia finito. Secondo perché non ritengo serio improvvisarmi dall'oggi al domani, serve una bella gavetta». E poi il terzo motivo, definito «il più importante» perché «c'è già un governo che sta facendo bene. Cosa potrei fare io non lo so. L'Italia ha oggi un governo stabile che, se pensiamo a cosa sta succedendo in Francia o Germania, sta facendo bene in un momento molto complicato». E così, con questo forte apprezzamento, Berlusconi getta acqua sulle polemiche che, a ondate, investono i rapporti tra Medieset e l'esecutivo. Fin dai tempi del caso Giambruno, l'ex compagno della premier, che lavora per le tv del gruppo ma non va più in video, sul quale non è mancata una domanda. «Andrea Giambruno - ha detto Pier Silvio - è responsabile di un segmento importante che è Diario del giorno, credo che sia più importante di andare in video. Ci tiene? Vedremo è un giornalista Mediaset, di sicuro tornerà in video» ha aggiunto. In ogni caso, ha chiarito, «se c'è un tipo di atteggiamento nei confronti di Giambruno, è un atteggiamento protettivo, non negativo».
E poi c'è il tema del canone Rai, che ha visto Forza Italia votare contro l'emendamento della Lega sull'abbassamento da 90 a 70 euro. Anche in questo caso acqua sul fuoco, ma non senza distinguo da parte dell'ad del Biscione: «Salvini mi è molto simpatico, ma perché sul canone fa questa battaglia? Credo sia una mossa di propaganda: se togli 20 euro dal canone, poi devi recuperare 430 milioni dalla fiscalità generale, che serve per finanziare altro, come istruzione e sanità per esempio». Ma non è solo questo il Pier Silvio-pensiero sulla tv pubblica: «Penso che la politica italiana dovrebbe avere un occhio di riguardo sulla Rai. Una Rai Forte è troppo importante per il Paese». E non è che Mediaset tema un canone più basso, piuttosto «io ho paura di qualsiasi cosa che indebolisca la Rai e quindi tutto il sistema audiovisivo italiano, che avrebbe bisogno di lavorarci su bene, senza proposte un po' strampalate».
E che un sistema audiovisivo forte giovi a Mfe lo dimostrano anche i numeri mostrati. «Non ho problemi a definire il bilancio 2024 eccezionale nel vero senso della parola. Dal Covid abbiamo cambiato passo e si vede: Mfe-Mediaset è il primo broadcaster europeo ed è unico per storia di crescita». A riprova, il dato sugli utili: quelli cumulati nei 4 anni 2016-2019 sono 454 milioni; mentre nel 2020-2024 «superano il miliardo: più che raddoppiati». Con la soddisfazione di battere la media dei concorrenti europei: nei primi 9 mesi ricavi +7,7% contro +2,9%; margine operativo +28,8% contro -4,5%; utile netto +38,8% contro +6,4%.
Sul 2025 Pier Silvio Berlusconi non si sbilancia: «Posso dire poco, non c'è mai visibilità sulla pubblicità. Ma le stime sono positive, in leggera crescita». Di certo la partita più grossa del 2025 sarà finanziaria: Mfe è il primo socio di ProsiebenSat1, secondo gruppo tv tedesco, con il 29,9%. E Berlusconi ha confermato la disponibilità da parte di un pool bancario guidato da Unicredit di un finanziamento da 3,4 miliardi. Inevitabile pensare alla scalata in Germania. «Faremo quello che è giusto. Di sicuro abbiamo un progetto industriale e vogliamo andare avanti.
e il loro management si deve dare una mossa». Ma non è detto che Mfe guardi solo in Germania «dove la situazione politica, economica è molto complicata». L'importante, ora, è questo finanziamento: «Ce l'abbiamo perché così siamo pronti a tutto».
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