Adesso il medico dei migranti torna in politica e va con i cattolici

Il medico di Lampedusa divenuto famoso dopo il film "Fuocoammare" e dopo le sue esternazioni a favore delle Ong abbandona LeU per provare l'avventura politica con la nuova piattaforma Demos

Adesso il medico dei migranti torna in politica e va con i cattolici

È salito all’attenzione del grande pubblico tre anni fa, quando a Berlino il film “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi vince l’orso d’oro di quella edizione del festival del cinema della capitale tedesca. Il vero protagonista è lui, il medico che da più di un quarto di secolo lavora a Lampedusa ed è protagonista del soccorso a migliaia di migranti. Da allora Pietro Bartolo è tirato per la giacchetta un po’ da tutti.

In un momento in cui è forte l’esigenza dei vari partiti di presentare “facce pulite”, in tanti si contendono il suo volto per piazzarlo nelle liste nei più importanti appuntamenti elettorali. A sinistra, dove la sua opera a Lampedusa viene presentata come cartina di tornasole della “buona accoglienza”, ma anche a destra.

E dopo un anno di permanenza all’interno di LeU, adesso arriva la svolta: Pietro Bartolo nelle scorse ore a Roma ufficializza nella sala stampa della Camera dei Deputati la sua adesione a “Demos”. “A me la politica piace farla – racconta Bartolo – La vedo come un servizio verso il prossimo”. Ed in effetti, ad onor del vero, il medico è da più di 30 anni impegnato in politica, prima anche della ribalta mediatica nazionale.

Quando è poco più che trentenne, è eletto consigliere comunale a Lampedusa e dal 1988 al 1993 risulta anche vice sindaco ed assessore alla sanità dell’amministrazione delle Pelagie. Un’esperienza politica, quella della giunta di allora, che fa scalpore a livello nazionale: a guidarla è il sindaco Giovanni Fragapane, eletto nel 1983 con il Pci e divenuto popolare dopo i due missili inviati da Gheddafi verso l’isola nel 1986. Poi la rottura con il suo partito e la creazione, a pochi anni dalle tensioni con la Libia e quando ancora il Mediterraneo risente degli echi della guerra fredda, nel 1988 di una giunta composta da fuoriusciti dal Pci e dalla Dc. In quella squadra di assessori, per l’appunto, c’è Pietro Bartolo il quale prende la carica di vice sindaco al posto di una giovane Giusi Nicolini.

Negli anni successivi il medico non è più assessore ma rimane in consiglio comunale fino al 2007. Poi l’improvvisa ribalta mediatica ed il corteggiamento in primis dal centro – sinistra: l’allora premier Matteo Renzi porta in giro la sua storia in tutta Europa, lui viene invitato in diverse conferenze ed indicato come esempio per tutti. Ma alla fine sceglie di andare con LeU anche se, come sottolinea proprio nella conferenza stampa delle scorse ore, decide di rifiutare un seggio per il Senato nelle ultime politiche. Poi Bartolo decide di lasciare LeU per approdare, come detto, a Demos.

Si tratta della piattaforma politica nata per raggruppare i cattolici delusi dal Pd, guidata dal consigliere regionale del Lazio Paolo Ciani. È quest’ultimo a presentarlo in conferenza stampa ed è nell’incontro con i giornalisti che lo stesso medico spiega la sua scelta: “Con LeU condividevo molte cose, in primis l’attenzione verso i più deboli – dichiara Bartolo – Ma non era il mio partito”.

Il medico di Lampedusa diventato, non proprio suo malgrado, simbolo ed emblema della vita nell’isola durante la stagione più calda degli sbarchi, vuole comunque continuare ad operare a Lampedusa. La sua nuova scesa nell’agone politico, non dovrebbe coincidere con eventuali incarichi o candidature.

Intanto, in sala stampa, Bartolo non disdegna di intervenire

sul caso Diciotti e sull’inchiesta nei confronti del ministro Matteo Salvini: "Credo debba farsi processare – chiosa Bartolo – Il ministro farebbe bene a difendersi nel processo e non dal processo".

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