Il Pil dell'Italia è nelle mani di Mosca. L'allarme, lanciato ieri da Bankitalia, mette in luce la pesantissima dipendenza del Belpaese da un eventuale (e sempre più probabile) stop del gas russo. A bocce ferme, senza guerra, e senza le forniture che nei mesi si sono ridotte all'osso generando una impennata nei prezzi, in media d'anno il Pil dell'Italia «aumenterebbe del 3,2% nel 2022, grazie soprattutto alla crescita già acquisita alla fine del 2021, dell'1,3 nel 2023 e dell'1,7 nel 2024».
Ma c'è poco da festeggiare. In caso di arresto totale delle forniture di energia dalla Russia, «la conseguente erosione della crescita sinora acquisita per l'anno in corso porterebbe il Pil ad aumentare di meno dell'1% nel 2022 e a diminuire nel prossimo anno di quasi 2 punti percentuali». Un crollo, quello messo in luce nel bollettino economico di Bankitalia, che sarà molto probabile alla luce dello strappo che Mosca sta nettamente mettendo in atto con l'Europa. Al momento la fotografia nel primo trimestre vede un Pil di poco cresciuto (0,1% nel confronto con il periodo precedente, da 0,7 nel quarto trimestre): un dato che, tuttavia, «raggiunge il livello segnato prima della pandemia». L'attività, si legge, «avrebbe accelerato nel secondo trimestre, nonostante l'incremento dei costi energetici e le persistenti difficoltà nell'approvvigionamento di input intermedi».
Sul conto finale questo però, probabilmente non basterà. Oltre ad abbattere il Pil, il braccio di ferro con la Russia sta facendo impennare i costi dell'energia, e «salvo modifiche sostanziali del riferimento geopolitico che è quello che controlla l'andamento dei costi, nel prossimo semestre ci confronteremo con prezzi stabilmente alti», ha previsto il presidente dell'Arera, Stefano Besseghini, a margine della presentazione della Relazione annuale dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente. «Questa è una fase delicata, in autunno i prezzi di luce e gas saranno significativamente alti e dobbiamo cominciare a lavorarci adesso: servono consumi controllati e piani dettagliati per affrontare eventuali situazioni di crisi nella fornitura dalla Russia ha aggiunto il presidente.
Intanto, sale l'attesa per un possibile nuovo intervento della Commissione europea contro l'impennata dei prezzi, in primis volti a mitigare i costi nel mercato elettrico e del gas e, forse, una accelerazione sul possibile price cap. Dalla fotografia dell'Autorità emerge un consumo di gas naturale in Italia aumentato a 74,1 miliardi di metri cubi (+8,1% rispetto al calo record del 2020), mentre la produzione nazionale ha registrato il minimo storico crollando (-16,7% sul 2020).
Quanto agli approvvigionamenti, ieri l'Algeria ha deciso di aumentare il volume delle sue forniture di gas all'Italia di altri 4 miliardi di metri cubi a partire dalla prossima settimana. Le maggiori forniture saranno consegnate da Sonatrach a Eni e ad altri partner italiani. L'Algeria, scrive Aps, ha già fornito all'Italia dall'inizio dell'anno 13,9 miliardi di metri cubi di metano, superando del 113% i volumi previsti.
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