Dal "piombo su Tel Aviv" agli insulti contro Segre. Gli amici dei terroristi che incendiano le piazze

Slogan e striscioni dei "Carc". L'antagonismo, il mito della "Palestina rossa", e l'obiettivo di una saldatura fra la galassia extraparlamentare e i movimenti arabi

Dal "piombo su Tel Aviv" agli insulti contro Segre. Gli amici dei terroristi che incendiano le piazze
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«La pace in Palestina, si fa così, armi-armi-armi ai fedayn; piombo-piombo-piombo su Tel Aviv». Scadendo questo slogan nella metropolitana di Milano, un gruppetto di militanti con bandiere dei Carc sabato si preparava a partecipare al corteo di piazzale Loreto, la consueta manifestazione anti-Israele accesa dall'eliminazione del leader terrorista Hassan Nasrallah.

Nati nel 1992 come una discarica ideologica in cui era stato conferito tutto il ciarpame della sinistra extraparlamentare degli anni Settanta, i Comitati di appoggio alla resistenza comunista già dieci fa distribuivano volantini che auspicavano «che la Striscia di Gaza sia una nuova Stalingrado». In passato arrestati, indagati e perquisiti, hanno solidarizzato con gruppi borderline e con le nuove Br: «Nostri compagni». Di recente erano tornati a far parlare di sé per le scritte contro il governatore lombardo Attilio Fontana ai tempi del Covid. E nel miraggio ideologico di una «Palestina rossa» hanno trovato nuova linfa arruolando nuove leve.

Avevano in mano le bandiere dei Carc i giovani che tenevano i cartelli in cui Liliana Segre e altri erano bollati come «agenti sionisti». E di «combattività da elevare» e «tribunali popolari» si fantasticava sabato sera, nell'incontro fra «Chef Rubio» e altri, alla Festa nazionale della Riscossa popolare di Milano, fra il circolo di Unità proletaria di viale Monza e lo spazio occupato Gratosoglio autogestita in via Lelio Basso.

È al Gratosoglio che «Rubio» ha farneticato di case di «agenti sionisti» da segnare con le bombolette spray. E sempre alla «festa», ieri, teneva banco una «conferenza internazionale» dedicaata a «Stalin: gli insegnamenti per la lotta dei comunisti oggi» insieme ai Partiti comunisti di Cuba, Canada, Filippine, America, e ai Carc. Da una analoga Festa nazionale della Riscossa Popolare a Pontedera (Pisa) il 4 agosto scorso, lo stesso Rubio additò i giornalisti e le giornaliste quali «primi obiettivi della resistenza continentale in sostegno del popolo palestinese». «Devono avere paura ad andare al lavoro ogni giorno, devono temere per l'incolumità dei loro figli e delle loro figlie», disse, suscitando indignazione trasversale.

È alla delirante ideologia dei Carc che si è ispirata la «lista di proscrizione contro giornalisti, imprenditori e politici che il fantomatico Nuovo Partito comunista ha pubblicato ad agosto, subito difesa e rivendicata dagli stessi Comitati.

Ad animare l'iniziativa di Milano, insieme ai Carc, la «Resistenza popolare», e un'altra sigla, l'Udap, l'Unione democratica arabo palestinese che sabato ha manifestato a Roma e sabato prossimo vuole tornare a farlo nonostante i no della Questura.

Un asse fra l'antagonismo anti-Israele e quello anti-Meloni è l'obiettivo. E la saldatura fra il movimentismo extraparlamentare di sinistra, quello studentesco e quello arabo-islamico è il sogno di queste allucinate avanguardie. Con un risultato fra l'inquietante e il ridicolo, soglia varcata in questi giorni in cui è stato commemorato nelle piazze dei comunisti un fanatico religioso come Nasrallah, che pochi mesi fa sui suoi profili social citava addirittura Mussolini.

Eppure, la sinistra ufficiale pare bloccata nella sua cronica incomprensione di questi fenomeni. Qualcuno ricorda l'ormai famosa passeggiata dell'allora ministro degli Esteri Massimo D'Alema a braccetto con un deputato di Hezbollah. Era il 2006.

Eppure ieri il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli ha spiegato: attaccare la senatrice Segre è «sbagliato e grave» ma «la destra non criminalizzi le ragioni sempre più forti, a partire da quelle del sottoscritto, di chi critica legittimamente i crimini» del governo di Israele. Altri minimizzano. O chiamano «fascistelli» i militanti che espongono i cartelli della vergogna contro Segre. Tutto pur di non definirli per ciò che sono: comunisti e antisemiti.

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