La Commissione Ue fa le barricate sulle scadenze del Recovery Fund, alimentando uno scontro con l'onda montante di richieste che vorrebbero uno slittamento della fine del piano oltre il 2026. Una scelta che sarebbe di buonsenso, considerati i ritardi e le difficoltà oggettive che riguardano tutti i Paesi e hanno a che fare con uno scenario internazionale molto cambiato da quando fu varato il piano. Sta di fatto che ieri il vicepresidente dell'esecutivo europeo, Valdis Dombrovskis, ha detto ieri che «cambiare le scadenze è questione molto complessa ed una decisione che implica l'unanimità tra gli stati membri e il passaggio al Parlamento europeo relativamente per esempio alle risorse proprie della Ue». Per questo non è «uno scenario probabile». Insomma, un niet su tutta la linea condiviso anche dal commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni che invita a «investire il capitale politico non sulle scadenze» del Recovery Fund, che sono «impegnative ma realistiche», bensì «sulla definizione di nuovi strumenti finanziari comuni per finanziare obiettivi Ue».
Di rinvio, tuttavia, si riparlerà dopo le elezioni europee di giugno. Anche perché ci sono diversi Paesi, tra cui l'Italia, che premono. E non ci sarebbero chiusure anche da altri big come Francia e Germania. Prova ne è il messaggio lanciato da Isabel Schnabel, influente economista tedesca del board Bce, che ha sottolineato come l'orizzonte del 2026 sia «ambizioso» e possa creare «pressioni inflazionistiche».
Al di là di questo, è una buona notizia che l'Italia stia facendo i compiti a casa sul suo Pnrr. Ieri, infatti, la Commissione europea ha promosso il nostro Paese nel suo rapporto sull'avanzamento del Piano. «L'Italia, seguita da Spagna e Croazia, ha registrato il numero più elevato di milestone e target per investimenti e riforme nell'ambito del Pnrr: rispettivamente 178 su un totale di 527, 121 su un totale di 416 e 104 su un totale di 372». Laddove per milestone si intendono in sostanza le riforme, mentre i target sono quantitativi e si riferiscono ai risultati degli interventi.
Bruxelles ha precisato che «a metà dell'attuazione è troppo presto per valutare pienamente» l'effettiva «attuazione di riforme e investimenti». Tuttavia, alcuni interventi messi in pista finora stanno già mostrando risultati positivi e per l'Italia, per esempio, viene evidenziato che «diverse misure relative a una serie di riforme strutturali della pubblica amministrazione sono già state attuate».
Il rapporto dell'Ue galvanizza il governo, che ha centrato la rimodulazione del piano e incassato più della metà delle risorse dopo avere centrato i suoi obiettivi.
«Esprimo grande soddisfazione per quanto emerso sull'Italia dalla valutazione di medio-termine sul Pnrr pubblicata dalla Commissione europea», ha affermato il ministro per gli Affari europei con delega al Pnrr, Raffaele Fitto (in foto), «conferma che l'attuazione del Pnrr italiano va avanti con grande efficacia e rapidità e che l'Italia è prima in Europa per obiettivi, riforme e investimenti realizzati». Il ministro ha inoltre sottolineato «un riconoscimento molto importante» anche perché «frutto di una valutazione affidata dalla Commissione ad un consorzio scientifico indipendente».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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