Di poco, ma sono scesi. Come siamo ormai abituati all'inizio di ogni settimana, perché nel week end si fanno meno tamponi. Sono 1.350 i nuovi casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore, 237 in meno rispetto al giorno precedente. Con solo 55mila tamponi fatti, però, 28mila in meno.
L'ultimo bollettino del ministero della Salute registra anche 17 decessi (+2). Gli attualmente contagiati salgono così a 45.079 (+981) con 2.475 pazienti ricoverati con sintomi (+110). In salita anche quelli in terapia intensiva, 10 in più, per un totale di 232. Restano in isolamento domiciliare 42.372 pazienti (+861) mentre sono 352 quelli dimessi o guariti nelle ultime 24 ore. Nessuna regione è a zero contagi. La Campania è prima per numero di nuovi infetti (243) e ancora non sono ripartite le scuole, che riaprono giovedì (tranne in alcune zone dove il via è spostato al 28 settembre). Segue il Lazio, dove aumenta il numero dei nuovi positivi (198) nonostante un numero inferiore di tamponi eseguiti. «Il nostro reparto Covid è tornato pieno, il numero dei ricoveri è completo. È una situazione al momento tranquilla, ma non si può avere un sovraccarico. E il sovraccarico è legato ai comportamenti. Dobbiamo assolutamente comunicare in modo chiaro che servono comportamenti responsabili che sono etici, morali: non si deve mettere in pericolo la salute degli altri», sostiene Francesco Le Foche, responsabile del Day hospital di immunoinfettivologia del Policlinico Umberto I di Roma, commentando l'incremento dei contagi. In Lombardia, invece, i nuovi positivi sono 90, ma sono stati processati un numero inferiore di tamponi rispetto ai giorni precedenti. In lieve calo (-2) i ricoverati in terapia intensiva. Migliora la situazione in Liguria, dove ci sono 64 nuovi positivi su 1400 tamponi effettuati. «I ricoveri restano invariati e anche il cluster della Spezia è sotto controllo», afferma il governatore Giovanni Toti.
Ieri, intanto, è stato pubblicato l'ottavo report nazionale dell'Inail, quest'anno incentrato sui contagi sul lavoro, che offre uno spaccato dell'andamento dell'epidemia nei vari settori. Al 31 agosto risultano 52.209 casi (con un'incidenza del 19,4% rispetto al totale dei contagiati nazionali comunicati dall'Istituto superiore di sanità alla stessa data), 846 in più rispetto a quelli rilevati dal monitoraggio al 31 luglio.
È quella dei tecnici della salute, con il 39,7% di positivi, la categoria professionale più colpita. Per di più si tratta di infermieri (83%), seguono operatori socio-sanitari (20,9%), medici (10,2%), operatori socio-assistenziali (8,9%), ausiliari, portantini e barellieri (4,8%), impiegati amministrativi (3,1%), addetti ai servizi di pulizia (1,9%) e dirigenti sanitari (1%). Anche la percentuale di contagi sul lavoro conferma che il coronavirus colpisce più le donne (71,3%). Per entrambi i sessi l'età media delle persone colpite è di 47 anni. Dal report emerge anche che dal mese di maggio, con la graduale ripresa delle attività, si è progressivamente ridotta l'incidenza dei casi di contagio sul lavoro nel settore della sanità e dell'assistenza sociale (passata dal 71,6% del periodo marzo-maggio al 56,0% di giugno-agosto) mentre è cresciuta in quelle attività economiche che, soprattutto nel periodo estivo, hanno avuto una ripresa lavorativa, come i servizi di alloggio e ristorazione, noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese.
Il rapporto conferma, ancora una volta, l'enorme impatto del Covid al Nord
Italia dove si registrano otto casi su dieci di contagi sul lavoro: il 56,1% arriva dal nord-ovest e il 24,2% dal nord-est. In particolare in Lombardia, con oltre un terzo dei casi denunciati (36,0%) e il 42,6% dei decessi.
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