Si infiamma la polemica dopo la decisione della Regione Puglia di sospendere le attività didattiche in presenza in seguito alla scoperta di 417 studenti positivi al coronavirus. La scelta di chiudere le scuole, presa dal governatore Michele Emiliano, è stata duramente attaccata dal ministro Lucia Azzolina, che sui social ha parlato di "conseguenze gravi, presenti e future, per gli studenti e per le famiglie" e di "messaggi di sconforto, delusione e amarezza" ricevuti dalle parti coinvolte. A correre in soccorso del proprio presidente è stato il neoeletto assessore regionale alle Politiche della salute Pier Luigi Lopalco.
In effetti la reazione del mondo della politica dopo la notizia della chiusura delle scuole pugliesi è stata forte. Da un lato Andrea Orlando, Dario Franceschini e Stefano Bonaccini (governatore dell'Emilia Romagna) hanno preso le parti di Emiliano, dall'altro c'è stato il biasimo della renziana Teresa Bellanova. Deciso a difendere la scelta della sua giunta, Pier Luigi Lopalco ha quindi pubblicato un lungo post sulla propria pagina Facebook, rivolgendosi direttamente alla titolare del dicastero dell'Istruzione. Parlando di scelta sofferta ma necessaria, Lopalco ha spiegato alla Azzolina che i numeri riscontrati recentemente in Puglia hanno reso obbligatoria la sospensione momentanea della didattica in presenza. Una decisione che ha delle motivazioni sia di carattere epidemiologico che pratico, almeno a detta sua.
"I contagi nella nostra regione hanno intrapreso un ritmo di crescita esponenziale estremamente preoccupante. Il numero di casi riportati nelle scuole, apparentemente, rispecchia la fotografia della distribuzione del virus nella popolazione esterna", ha scritto l'epidemiologo, aggiungendo che "da quando è partita la attività didattica ad oggi sono stati segnalati 1121 casi di positività fra la popolazione di età 6-18 anni, corrispondenti all’11% dei casi totali. Questa percentuale era del 6% nella settimana dal 17 al 22 settembre e dell’8% nella prima settimana di apertura della scuola. L’aumento della proporzione di casi in quella fascia di età è dunque sicuramente contemporaneo alla riapertura della scuola nella nostra Regione". Insomma, a quanto pare la riapertura delle scuole inciderebbe eccome sull'aumento del numero dei contagi.
"Essendo la scuola un aggregatore sociale, a prescindere se il contagio avvenga nelle aule o al di fuori di esse, rappresenta comunque un fattore facilitante per la diffusione del virus", ha continuato Lopalco."Quando in una epidemia come questa si osserva una curva in crescita, non ci si può permettere il rischio che tale crescita diventi incontrollabile. Bisogna intervenire precocemente con misure tempestive. Più tempestive sono le misure, minore potrebbe essere la durata delle stesse", ha dichiarato ancora l'epidemiologo. Alla base della decisione di chiudere gli istituti, tuttavia, c'è anche una motivazione di tipo pratico. Lopalco ha infatti spiegato che ogni volta che viene riscontrato un caso di positivà all'interno delle scuole, deve essere mobilitata una macchina sanitaria imponente ed ha riportato l'esempio di un fatto accaduto nella Asl di Lecce, dove ben 840 studenti sono finiti in isolamento.
Parlando di "atteggiamento inutilmente ideologico nei confronti della didattica in presenza" da parte della Azzolina, Lopalco è quindi passato al contrattacco: "Avrei potuto, da epidemiologo, darle un parere sui banchi a rotelle che hanno monopolizzato il dibattito estivo, o sulla mancata ristrutturazione organizzativa della didattica, quali doppi turni, alternanza di didattica in presenza e distanza, orari
di ingresso fortemente differenziati, ecc. Ma non è mio compito farlo". Alla fine, tuttavia, c'è stato l'invito alla collaborazione: "Una pandemia la si combatte insieme. Si vince o si perde insieme".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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