"Quello italiano è stato un voto anomalo, il più anti-europeo, non più radicato nelle culture politiche tradizionali e nella partecipazione, ma nato sull’onda di un consenso che si sposta al di là di ogni previsione". A scriverlo, sull'ultimo numero de La Civiltà cattolica, la storica rivista dei gesuiti diretta da padre Antonio Spadaro, è stato il politologo Francesco Occhetta, che si era espresso pure sull'utilizzo del rosario in politica prima e dopo la campagna elettorale, parlando di "dimensione legata al politesimo". Quest'ultima disamina, insomma, suona quasi come una critica alle preferenze elettorali dei cittadini italiani.
Tutto il ragionamento può essere interpretato, partendo da un dato: l'assetto sovra-istituzionale dell'Unione europea, in fin dei conti, non è stato poi messo troppo in discussione. Non essere europeisti, poi, comporta degli effetti. Quello più evidente per padre Occhetta è l'isolamento politico cui il Belpaese andrebbe incontro. Perché se è vero che i partiti tradizionali stanno attraversando una crisi tangibile - si vedano, per esempio, le prestazioni elettorali dei socialisti nel Vecchio continente lo scorso 26 maggio - , è vero pure che l'europeismo, tranne per affermazioni circoscritte a un paio di casi, come quelle di Marine Le Pen in Francia e di Viktor Orban in Ungheria, che il gesuita cita, rimane la dottrina politica maggioritaria. La riflessione del padre gesuita è approfondibile sul sito della Sir. Non viene preso in considerazione, però, il risultato pro Brexit di Nigel Farage.
C'è l'Europa verde e liberale, quindi, la stessa che ha premiato i Die Grunen in Germania e l'Alde nel Benelux e in altre nazioni del nord e del centro Europa e poi ci sono delle "anomalie". L'italia sembra rappresentare il caso di specie di questa opposizione a un trend elettorale, quello che guarda i Verdi, che la Chiesa cattolica pare ritenere innovativo e di sicuro interesse.
Pochi giorni fa, per esempio, il cardinale Reinhard Marx ha avuto modo di avere un'interlocuzione con il vertice degli ambientalisti teutonici. Forse è presto per dirlo, ma gli ecologisti sembrano incarnare una visione dell'Europa più compatibile con il pensiero degli ecclesiastici. L'"avversario", infine, è lo stesso per entrambi: il sovranismo populista.
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