Adesso, anche se un po' in ritardo, arriva il momento del redde rationem: quello in cui la stagione di veleni che ha attraversato la magistratura italiana esce dai corridoi delle Procure e dalle trame di corrente per uscire alla luce del sole, in processi pubblici. Sperando che almeno qualche pezzo di verità venga a galla. Qualche anticipazione si era avuta l'altro ieri, con l'udienza preliminare a Brescia a carico dell'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati Piercamillo Davigo e del pm Paolo Storari, imputati entrambi di rivelazione di segreto d'ufficio per avere divulgato i verbali del «pentito» Piero Amara sulla loggia Ungheria. Ma il piatto forte arriva dopodomani, quando davanti al giudice milanese Ottone De Marchi inizierà un'altra udienza preliminare: quella a carico proprio dell'avvocato Amara e del suo collega Vincenzo Armanna. Sono i due protagonisti del complotto che ha intorbidito il processo Eni, e i cui veleni si sono poi estesi a macchia d'olio nella Procura di Milano. Per anni la Procura ha trattato con i guanti i due avvocati siciliani, poi si è rassegnata a chiedere il loro rinvio a giudizio per calunnia. Amara è in carcere, Armanna è a piede libero e difficilmente si presenterà in udienza. Dalla linea difensiva dei due, già protagonisti di doppi e tripli giochi, dipende in parte la possibilità di capirci qualcosa.
A ridosso dell'udienza contro la strana coppia arriva una novità tutta da interpretare. Vincenzo Armanna ha fatto pervenire al giudice la nomina di un nuovo difensore, e non è un avvocato qualunque. Si chiama Gioacchino Genchi, faceva il funzionario di polizia e divenne famoso come consulente del pm Luigi De Magistris nelle gigantesche inchieste Poseidone e Why Not, e della procura di Palermo sulle stragi. In quella veste, Genchi ha attraversato molti misteri d'Italia. Anche perché il software da lui utilizzato gli permetteva di mettere in collegamento protagonisti e comprimari di indagini diversissime, disegnando reti quasi sterminate di complicità. Il Garante per la privacy calcolò che Genchi aveva accumulato l'incredibile totale di 351 incarichi dalle Procure, e lo accusò di avere conservato illecitamente i dati in una sorta di data base parallelo, multandolo per 192mila euro: multa annullata dal tribunale di Palermo con una sentenza confermata pochi giorni fa dalla Cassazione. Ma di Genchi è rimasta la descrizione che ne fece Ilda Boccassini testimoniando al processo Stato-Mafia: «Non mi piaceva, diffidavo di lui.
Era una persona pericolosa per le istituzioni, aveva conservato un archivio con i tabulati raccolti, vedeva complotti e depistaggi ovunque».Adesso il poliziotto dei misteri difende l'avvocato dei misteri. Cosa ne salterà fuori?
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