Nel settore delle assicurazioni a protezione dei beni, della salute e del patrimonio (escludendo l'assicurazione auto), l'Italia presenta un evidente gap di copertura rispetto agli altri principali Paesi europei: l'incidenza dei premi (escluso il settore auto) sul Pil è in Italia pari all'1,0% rispetto a una media europea del 2,4% e il premio medio per abitante del nostro Paese è poco più di un terzo di quello degli altri paesi analizzati. Laddove il rischio riguarda le catastrofi naturali (come per esempio terremoti, alluvioni e trombe d'aria) va ancora peggio.
Il nostro Paese, oltre ad essere esposto a un rischio sismico tra i più elevati in Europa (circa il 40% delle abitazioni civili è situato nelle zone a media ed elevata pericolosità), risulta molto fragile anche dal punto di vista del dissesto idrogeologico con quasi il 95% dei comuni italiani a rischio frane, alluvioni e/o erosione costiera.
Complessivamente risulta che oltre l'80% delle abitazioni civili è esposto a un livello di rischio medio-alto per almeno uno degli eventi catastrofali. Ciononostante, le coperture assicurative sono ancora molto poco diffuse nel nostro Paese: solo il 6% delle abitazioni e il 5% delle aziende ha una polizza.
Difficile rispondere alla domanda quanto costa assicurarsi contro un terremoto, o contro i danni di un'alluvione. Il danno è certo e dove la copertura assicurativa è bassa come in Italia, il costo è mediato dalla fiscalità generale (lo Stato interviene per «riparare» i danni) o scaricato sulla singola vittima del sinistro, chiamata a rigenerare il valore del bene perduto.
Una polizza «Cat/nat» (catastrofe naturale) ha un costo estremamente variabile che dipende da numerosi fattori, tra i quali il grado di pericolosità della zona (maggior o minore rischio sismico e/o alluvionale); le caratteristiche geologiche locali (a esempio le caratteristiche del terreno); le caratteristiche del fabbricato (tipologia costruttiva ed età del fabbricato, presenza di certificazione antisismica).
Non tutti i fabbricati possono essere assicurati contro le Cat/nat. Per esempio, sono esclusi dalla garanzia quelli considerati abusivi ai sensi delle vigenti norme in materia urbanistico-edilizia, quelli non conformi alle norme tecniche di legge o a eventuali disposizioni locali relative agli edifici in zona sismica o soggetti ad alluvioni alla data di costruzione degli stessi. In Europa, l'Italia - dopo la Grecia - è il Paese che registra il più ampio gap di protezione assicurativa in tema di catastrofi naturali, ottenuto come differenza fra le perdite legate a questi rischi e gli importi effettivamente coperti da una polizza assicurativa.
Su scala mondiale per il nostro Paese questa differenza è stata stimata nel 2021 in 4,6 miliardi di dollari. Nel 2023 la situazione è peggiorata. «In termini di danni catastrofali il 2023 si colloca tra gli anni più costosi della storia ha ricordato nei giorni scorsi la presidente di Ania, Maria Bianca Farina . Per il quarto anno consecutivo i sinistri assicurativi hanno superato i 100 miliardi di dollari a livello globale. In Italia si è registrato un picco assoluto di danni assicurati: oltre 6 miliardi di euro, di cui 5,5 miliardi attribuibili agli eventi atmosferici e 800 milioni di euro alle alluvioni di Emilia Romagna e Toscana». L'assicurazione contro i danni provocati da catastrofi naturali (Cat/nat) è molto spesso una estensione della polizza incendio, ma si tratta sempre di una piccola quota di assicurati. In Italia sono poco più del 44 per cento dell'intero patrimonio immobiliare le abitazioni civili coperte contro i rischi derivanti da incendio.
L'obbligatorietà di un'assicurazione sulla casa contro i rischi da catastrofe naturale ha in Italia molti ostacoli. Soprattutto di natura culturale. La recente obbligatorietà di una polizza per le imprese (escluse quelle agricole) introdotta dall'ultima legge di bilancio, quasi un anno fa deve ancora tradursi in atto, poiché si attende il decreto interministeriale di attuazione.
Ma si tratta di
una possibile apertura a una strada di inevitabili programmi assicurativi pubblico-privati, che rappresentano l'orizzonte futuro inevitabile: è finito il tempo in cui lo Stato poteva erogare risorse per tutti e per sempre.
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