Giorgia Meloni è sotto attacco da parte del Movimento Cinque Stelle e dei suoi militanti dopo aver riproposto negli ultimi giorni l'idea di cancellare il reddito di cittadinanza in caso di ascesa al governo.
Sotto accusa, in particolare, la presunta incoerenza tra lo stipendio percepito dalla Meloni come deputata e l'idea di rimuovere la misura di welfare introdotta dal governo Conte I nel 2018. "Meloni guadagna mediamennte 645 euro al giorno, 13.971 euro al mese", si scrive nei feed di Twitter degli elettori di Giuseppe Conte, "e vorrebbe togliere il reddito di cittadinanza da 500 euro al mese? Vergogna!".
@FratellidItalia #Meloni ma non ti fai un po’ schifo?!? #Melonivergogna #IoVotoMovimento5Stelle https://t.co/P3QmnZjYF7
— V per Vendetta (@GoemonIshiXIII) September 5, 2022
La leader di Fratelli d'Italia viene colpita dunque su un punto che non la riguarda direttamente, quello dello stipendio da parlamenntare. E non possiamo non sottolineare un ritoro di fiamma del populismo in salsa pentastellata. In primo luogo perché lo stipendio della Meloni è, ne più ne meno, quello che riceve ciascuno dei centinaia di parlamentari eletti col boom grillino del 2018 alle elezioni, e dunque definirlo un privilegio è fuorviante.
In secondo luogo, con questo presupposto ogni iniziativa legislativa sarebbe bloccata in partenza. Non si potrebbero rimodulare aliquote fiscali e strumenti di welfare, né correggere in corsa politiche in affanno o che non hanno dato i loro frutti. E sul reddito di cittadinanza il ruolino di marcia non è certamente favorevole: la misura è stata introdotta per compensare la crescita della povertà estrema nel Paese unendo welfare e accompagnamento al lavoro per i disoccupati, ma ha fallito laddove l'obiettivo era creare nuovo lavoro e sviluppo da un lato e stabilità sociale dall'altro, risolvendosi ad essere un temporaneo calmiere anti-povertà senza conseguenze di sistema.
In terzo luogo, la proposta della Meloni e del centrodestra non arriva campata per aria, ma dopo oltre tre anni di validità della misura e alla luce delle pressanti critiche giunte al reddito di cittadinanza da imprenditori e esponenti della società civile. Non a caso Meloni ha scelto come base per rilanciare la critica al reddito la platea del Forum Ambrosetti di Cernobbio, costituito da una platea di investitori e imprenditori che vedono come fumo negli occhi il reddito di cittadinanza che invece per i pentastellati è un cavallo di battaglia.
Da più parti, negli ultimi tempi, è emersa la possibilità che il reddito di cittadinanza sia rimodulato sganciando la parte di assistenza anti-povertà, su cui si può ragionare, dal difficile compito di farne una cinghia di trasmissione col mondo del lavoro. Punto su cui il ruolino di marcia della misura è stato profondamente negativo. Per il reddito di cittadinanza "in tutto finora sono stati spesi ben 23 miliardi di euro per mantenere oltre 3 milioni di persone per un esperimento che non ha prodotto alcun risultato positivo per la collettività", nota Investire Oggi. "Soldi buttati, si può dire, perché secondo i dati Eurostat, la percentuale delle persone che hanno un reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile, è salito dal 20% del 2020 al 20,1% del 2021, per 11,84 milioni di persone coinvolte. Percentuale che sale al 25,2% (14,83 milioni) se si considerano anche le persone a rischio di esclusione sociale". Tutto questo mentre la disoccupazionne non è stata arginata e l'Italia ha il record di lavori precari.
Parlare dello stipendio della Meloni per colpire il reddito di cittadinanza, misura che può essere trasformata pena la necessità della sua eliminazione, nonostante l'oltranziismo grillino, è a dir poco fuorviante. I pentastellati, e il Pd appiattito sul tema sulle loro posizioni nonostante la corsa da rivali alle elezioni, dovrebbero piuttosto pensare a soluzioni alternative: dall’Istituto Italiano per lo Sviluppo Rurale e l’Agriturismo (Isvra) è giunta ad esempio di recentela proposta di un gruppo di imprenditori pronti a prendersi cura dei disoccupati con reddito di cittadinanza in cerca di lavoro aggiungendo al reddito una cifra supplementare per arrivare laddove il carrozzone grillino ha fallito.
Le imprese creano lavoro, lo Stato deve aiutarle riducendo le tasse, i sussidi in quest'ottica rischiano di avere un effetto depressore sul mercato senza aiutare contro la povertà: quei 23 miliardi pesano sicuramente più dello stipendio della Meloni o di qualsiasi parlamentare grillino abbia votato la misura quattro anni fa senza pensare al rapporto costi-benefici, estremamente sbilanciato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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