Fermati, arrestati, portati "in una cella puzzolente di urina senza neanche un bicchiere d'acqua" e poi rilasciati con la minaccia di "un anno e mezzo di galera. Ma noi che ne sappiamo se un passaporto o un visto sono validi oppure no?". È scontro tra Italia e Francia dopo che due autisti italiani di un pullman della compagnia Flixbus sono stati fermati a Nizza e portati in cella con l'accusa di trasportare in territorio transalpino una famiglia di origine pakistana senza documenti in regola. A raccontare la storia è Repubblica, che riporta la testimonianza del segretario della Filt Cgil di Genova, Andrea Gamba, per il quale "il trattamento" subìto dai due autisti italiani è stato "assurdo e vergognoso. Lo segnaleremo al Governo affinché intervenga con una protesta formale".
Gamba si riferisce a quanto accaduto nella notte di sabato 9 marzo, con l'ennesima provocazione francese nei confronti dell'Italia sulla questione migranti dopo gli episodi di Bardonecchia e Clavière, oltre al recente blitz della polizia francese a Mentone su di un treno proveniente da Ventimiglia. Gabriele Giani e Mario Catani sono due autisti genovesi della compagnia low-cost Flixbus. Sabato scorso erano partiti da Firenze per raggiungere Barcellona. Nessun problema fino alle 23, quando hanno attraversato il confine tra Francia e Italia. A quel punto è cominciata la loro esperienza da "detenuti in attesa di giudizio".
Subito dopo avere imboccato l'Escota, l'autostrada della Costa Azzurra, il pullman è stato fermato nei pressi di La Turbie per un controllo della gendarmerie. "Una verifica di routine: i passeggeri che non sono in regola con i documenti vengono presi in consegna dalla polizia. A quel punto l'autobus può riprendere la sua corsa", racconta Catani. Ma quella sera, secondo l'autista, i gendarmi erano stranamente nervosi. A bordo c'è una famiglia pakistana di quattro persone: non hanno i documenti in regola. "Dovete scendere, venite con noi".
L'abuso di potere della gendarmerie
Ma qualcosa va storto. Il bus rimane fermo diverse ore e sul mezzo l'aria si surriscalda. Una signora s'innervosisce, con lei il figlio di due anni. È a quel punto che scatta il sequestro. "Alle due e mezza siamo stati scortati fino all’aeroporto di Nizza. I passeggeri sono stati fatti scendere per poi entrare in una sala mentre io e il mio collega siamo stati ammanettati e portati in un altro ufficio. Ci hanno perquisito e tolto tutti gli effetti personali, anche i cellulari. Ci hanno dato un foglio dove era scritto che potevamo fare una telefonata ma non ci è stato concesso. Per fortuna avevamo avvisato i nostri colleghi del gruppo Whatsapp", spiega Catani. Inizia l'incubo, per lui e per il collega Giani.
"Siamo stati chiusi in due celle distinte, non potevamo neppure parlarci. Né acqua né cibo. Poi all’alba di nuovo le manette e ci hanno caricato su un furgone e portati in una caserma. Sono rimasto fino alle 15 in una cella che puzzava di urina, neppure un bicchiere d’acqua da bere. Quando ci hanno rilasciato ci hanno spiegato che eravamo sospettati di aver favorito l’immigrazione illegale. Roba da pazzi, mica siamo poliziotti: non siamo in grado di capire se un passaporto o un visto sono validi", l'incredibile - e condivisibile - racconto dell'autista genovese. Intanto, per fortuna sua e del collega, il sindacato era stato avvertito dell'accaduto mentre Flixbus chiedeva spiegazioni alle autorità francesi.
"Non ci possono trattare così"
Alle 15, finalmente, Catani e Giani sono stati liberati e hanno potuto fare ritorno a casa. Ma non si capisce se siano stati denunciati per qualche reato legato all'immigrazione clandestina. "Ci hanno solo detto - precisa Catani - che per questa volta non ci sarebbe capitato nulla ma se in futuro dovessero trovare altri clandestini su un nostro bus rischiamo un anno e mezzo di galera. La nostra società ha avvertito la Farnesina e il consolato a Nizza. Non è possibile che trattino in questo modo dei lavoratori. Senza parlare del disagio creato ai nostri passeggeri che hanno perso appuntamenti e aerei".
Aggiunge Giani: "L’unico compito che spetta all’autista è quello di far salire a bordo persone con un documento.
Ma noi non abbiamo né le conoscenze né le competenze per capire se passaporti o visti siano regolari o fasulli. È la polizia che deve accertarlo, non chi guida un pullman".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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