Il portavoce-ingegnere piange "Violate le regole e la privacy"

Casalino non smentisce l'audio e scarica le colpe sui giornalisti: «Traditi principi costituzionali e deontologici»

Il portavoce-ingegnere piange "Violate le regole e la privacy"

Forse la «chiave» sta tutta in quel che scrive l'«avvocato del popolo» Conte. In quel titolo di «ing.» con il quale si riferisce a Rocco Casalino. Noi dovremmo aver capito male, in tutti questi mesi. Frainteso il possesso della tessera professionale dell'Ordine dei giornalisti, conseguita dal multitasking Rocco, e di conseguenza mal interpretato l'equivoca funzione (magari finzione?) che si riteneva attribuita al popolare «grande fratello», già competitor di Platinette in indimenticabili contese tv.

Macché «portavoce» del piffero. Casalino è e resta «ingegnere», e a Palazzo Chigi progetta ponti di comunicazione e impianti di riservatezza. Dà di calcolo e spedisce siluri via whatsapp ma sempre, come dire?, in qualità di «tecnico» della materia di cui son fatti i sogni. Chiunque dei fortunati (?) colleghi che ricevono ogni sera la «velina» di Palazzo Chigi sugli orientamenti del governo, ne faccia perciò uso attento e riservato, trattandosi di architravi del pensiero di Rocco e non, come qualche sprovveduto continua a ritenere, informazioni sul governo visto dalla parte del governo (con lieve scappellamento grillino e minima supercazzola leghista). Dato a Rocco quel che è di Rocco e a Casalino quel che è di Casalino, si può perciò ben comprendere come il passo falso di minacciare vendette contro i tecnici del Mef - linea sostenuta vigorosamente dall'intero drappello di mischia grillino - sia stato difeso vigorosamente anche dallo stesso premier. Il quale, da giurista, ha addirittura sproloquiato di «condotte gravemente illegittime che tradiscono fondamentali principi costituzionale e deontologici». Come se il problema fosse aver diffuso la notizia di reato e non il «reato» (il minacciato licenziamento in massa per i riottosi del Mef). Eppure Rocco, al solito, l'aveva preceduto dando la linea. «Sta circolando un messaggio-audio che riproduce la mia voce in una conversazione avuta con due giornalisti», esordisce l'«ingegnere». Interessante anche qui notare come l'interesse del Casalino si appunti sulla «circolazione di audio» che «riproduce la mia voce»: se ne dedurrebbero forti rischi di contraffazione. Rocco non sa se la voce sia quella di Casalino, nonostante però Casalino ricordi che Rocco dovrebbe aver parlato con due giornalisti. Poi continua esibendo somma scienza giuridica: «La pubblicazione viola il principio costituzionale di tutela della riservatezza delle comunicazioni e, nel caso fosse accertato che sia stato volontariamente diffuso ad opera dei destinatari del messaggio, le più elementari regole deontologiche che impongono riserbo in questa tipologia di scambi di opinioni». Qui Rocco allude a qualche legge di recente (probabilmente riservata) approvazione sull'«uso di wa nella comunicazione di veline», mentre Casalino pare insinuare che la classe dei giornalisti, persistendo nell'errore, lo consideri a torto stipendiato da Palazzo Chigi per portare voce e non riserbo. Così anche i due imputati secondo il rinovellato «codice Rocco» continuano a scrivere in propria difesa sull'Huffington di aver ricevuto l'audio «martedì sera, sul tardi. Non ci è stato detto che era una nostra esclusiva, altrimenti l'avremmo trattata come tale. L'abbiamo giudicato per quel che era, il consueto off che Palazzo Chigi invia a un elenco di giornalisti... Il problema non siamo noi, ma i metodi di lavoro di Casalino. Ci riserviamo ogni azione a tutela della nostra reputazione e onorabilità, nelle sedi opportune».

Linea confermata anche dalla direttrice dell'Huffington Lucia Annunziata. Non sappiamo se l'«ingegnere» vorrà considerare prevalenti le attenuanti sulle aggravanti. Ci ragiona: Casalino è per la linea dura, Rocco per la morbida. Esegue Conte.

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