"È possibile un modello Finlandia. Cuscinetto neutrale tra i due blocchi"

Il docente alla Cattolica: "Ma Kiev non ci sta, come tutti gli altri Paesi ex sovietici, vuole scegliere l'Occidente. E la Russia non lo accetta"

"È possibile un modello Finlandia. Cuscinetto neutrale tra i due blocchi"

«Finlandizzazione? Possibile. Potrebbe essere una via d'uscita, quantomeno temporanea. Per allontanare la crisi l'Ucraina finirebbe per diventare quello che era la Finlandia ai tempi della guerra fredda. Una sorta di cuscinetto neutrale tra i due blocchi. Ma è una prospettiva che pone questioni rilevanti e non facilmente risolvibili». Giorgio Cella insegna alla Cattolica di Milano (Storia e politiche di Russia ed Europa Orientale) e ha appena pubblicato per Carocci «Storia e Geopolitica della crisi ucraina».

La giornata di oggi vive delle dichiarazioni di Putin («l'espansione della Nato verso Est è infinita, molto pericolosa e avviene a spese delle ex Repubbliche sovietiche, inclusa l'Ucraina») e quelle del Cancelliere Scholz: l'espansione non è all'ordine del giorno». Sembra un dialogo tra sordi.

«Putin ragiona con i tempi lunghi della storia e dell'impero. Ed è intervenuto militarmente all'estero per la prima volta nell'agosto del 2008, con la guerra dei Cinque giorni in Georgia. Per lui Georgia, Ucraina e Bielorussia sono prima ancora che nazioni, territori funzionali al recupero di una dimensione imperiale. E allo stesso potenziale fonte di minaccia, la strada attraverso cui sono passati gli attacchi alla Russia».

E Scholz?

«Scholz sembra allontanare il tema, dice che oggi non è all'ordine del giorno, ma non lo toglie dal tappeto. Ed entrambe le posizioni nascono dal problema fondamentale che sta alla base della crisi che stiamo vivendo in queste settimane».

E cioè?

«La mancanza di una sorta di Congresso di Vienna al termine della Guerra fredda. Tutti i grandi confronti geopolitici sono terminati con un'assise in cui venivano affrontate le questioni ancora aperte. La pace di Westfalia al termine della Guerra dei trent'anni, Vienna, appunto, dopo le guerre napoleoniche. Negli ultimi decenni non è successo niente del genere. Contrasti e asimmetrie nell'enorme spazio ex sovietico sono rimasti irrisolti. Nonostante Bush senior e Gorbaciev si fossero posti il problema.

Come?

«Allora ci fu un periodo di buone intenzioni reciproche con un abbozzo di pianificazione di un sistema di rapporti internazionale. Poi il cambio della guardia alla Casa Bianca, l'avvitamento del sistema ex sovietico negli anni Novanta cambiò le carte sul tavolo».

Nel frattempo la Nato è arrivata nei Paesi Baltici e in Polonia. E alla fine si torna sempre allo stesso punto: i russi vedono l'Alleanza Atlantica come una minaccia alle loro frontiere.

«Quando si parla di espansione della Nato bisogna sempre tenere presente un punto fondamentale: i paesi dell'Est Europa vivono ancora come una volta sotto sovranità limitata o hanno la libertà di scegliere? Se i cittadini georgiani decidono di guardare all'Occidente perchè lo individuano come un modello di stato di diritto ed economia di mercato possono impegnarsi per dare seguito al loro orientamento, oppure no? La chiave o è questa. Senza parlare delle difficoltà pratiche di una soluzione come la finlandizzazione di cui parlavamo».

Che cosa intende?

«Una possibile neutralizzazione dell'Ucraina dovrebbe essere coordinata con gli accordi di Minsk siglati da Francia, Germania, Russia e dalla stessa Ucraina per risolvere la crisi. Non solo: una soluzione dovrebbe comunque essere trovata per le repubbliche secessioniste dell'Est del Paese. E comunque oggi da Kiev sono arrivate dichiarazioni che rifiutano una strada del tipo finlandese».

Se l'Ucraina rifiutasse che cosa succederebbe?

«Molto semplice: rimarremmo tutti con il coltello puntato alla gola».

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