Il gioco è semplice, stupido e piuttosto vecchio, come una di quelle mode che ogni tanto sembrano nuove ma in fondo vengono da lontano. Sono cose che si fanno per noia, per ammazzare il tempo, perché non si vede nulla di meglio, perché lo fanno in tanti, per fare un po' di bordello, per sentirsi in mezzo. L'obiettivo è il caos. È mercoledì e a Londra potrebbe essere un giorno come un altro, in mezzo alla settimana, in un pomeriggio di mezz'estate, con tutt'al più la beffa di evocare la Wednesday della famiglia Addams. Non è che accade chissà che cosa, solo che Oxford Street, la via dei negozi, due chilometri e mezzo di consumismo senza tregua, è affollata come forse non lo è stata mai. È una fiumana umana, tanto da aver paura. C'è chi si chiede cosa stia accadendo e presto arrivano anche squadre allarmate di poliziotti. L'epicentro della folla è dalle parti di McDonald's, ma non si va a caccia di hamburger. Il generatore di masse risale a un paio di giorni prima quando su Tik Tok e su Snapchat ha cominciato a circolare un appello dal titolo Oxford Circus JD robbery. Il video è un invito a ritrovarsi lì alle 3 del pomeriggio per saccheggiare il negozio di articoli sportivi JD Sports e poi allargarsi via via agli altri punti commerciali. È un esproprio. L'annuncio di furti di massa. Non andrà esattamente cosi. I danni alla fine sembrano limitati. Nulla di paragonabile alle razzie del blackout newyorchese del luglio 1977. Qui la fatica, e non è ancora finita, è disperdere la moltitudine di ragazze e ragazzi che non ha ritrovato la strada di casa. L'onda non è ancora finita e non sono serviti i 9 arresti. Non solo c'è una catena di video che gira su tutte le piattaforme, ma il flusso si sta spostando in modo più o meno casuale nel resto dell'Inghilterra, sulle coste a Sud-Est, sul lungomare di Southend. Anche questa volta i messaggi arrivano dalle reti, con l'invito a dare sfogo a vandalismo, sballandosi come in una festa, indossando passamontagna per non essere riconosciuti. L'età media è tra 12 e 15 anni. Qualcuno parla di generazione Covid.
L'idea arriva dall'America. È lì che è cominciato tutto. La scorsa settimana migliaia e migliaia di adolescenti sono «apparsi» a Union Square Park, Manhattan, dopo che lo youtuber Kai Cenat aveva annunciato che avrebbe regalato trecento console PlayStation 5 a chi si fosse presentato. Qui si conosce l'artefice, un personaggio molto popolare su Twitch con le sue imprese nei videogames. Il fenomeno londinese è un passo oltre, perché chi muove i fili lo fa senza metterci la faccia. È una sorta di esperimento sociale. È questo il punto cruciale. È la capacità di mobilitare in poche ore masse che non si interrogano su quello che fanno. Vanno e basta. Non c'è una ragione, non è una protesta, non è una rivolta. È un gioco, che parte dal virtuale e diventa reale. È un meccanismo quasi istantaneo di raduno caotico. È il disordine per il disordine. Come tutti i giochi però insegna qualcosa. È la rapidità di formazione di masse che diventa davvero impressionante. La velocità può diventare un fattore decisivo. I social svolgono, a livelli di potenza inaudita, lo stesso ruolo dei caffè parigini o delle birrerie di Monaco. Quello che manca qui è uno straccio o una parvenza di ideologia. La mobilitazione è fine a se stessa e non è detto che funzioni allo stesso modo se la appesantisci con parole più pesanti. Per ora la forza d'urto si abbevera di non senso e non è detto che sia un male. La dimostrazione di potenza però esiste e non può essere ignorata. L'uso della censura, detto per inciso, non servirebbe a nulla. Il consiglio è leggere Massa e Potere di Elias Canetti. Non ci sono risposte immediate ma ti fa capire con cosa si ha a che fare. Tutto nasce dalla paura, quella di chi si muove e la risposta di chi sta fermo. È soprattutto la paura di sentirsi nulla in un mondo senza più punti di riferimento. È lo smarrimento come sentimento diffuso.
«La massa si costituisce mediante la scarica, cioè il momento in cui cessano le differenze fra i componenti della massa e tutti si sentono uguali». È non fidarsi di chiunque non sia davanti al proprio orizzonte. Quando il gioco comincia non si sa dove si va a finire.
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