La posta in gioco del voto nei Comuni. Ma Palazzo Chigi non si preoccupa

Tornata rischiosa per il centrosinistra. Il centrodestra punta a ribaltare l'esito del primo turno e già prenota l'affermazione a Trieste. L'incognita grillina pesa sia a Roma sia a Torino

La posta in gioco del voto nei Comuni. Ma Palazzo Chigi non si preoccupa

Sereno? Serenissimo, dicono, e anche determinato. Mario Draghi non si scompone, non ha l'ansia del ballottaggio, ha la testa solo sulla campagna vaccinale e le riforme per modernizzare il Paese. Eppure un gran pezzo dell'Italia oggi torna alle urne e, chissà, i risultati potrebbero avere qualche conseguenza sull'azione del governo. Cinque milioni di votanti. Non pochi, 65 comuni, 10 capoluoghi, tra i quali Roma e Torino, Trieste e Benevento. Sfide incerte, dall'alto potenziale politico, dove stavolta a rischiare di più è il centrosinistra. Vero, il centrodestra due settimane fa ha subito un cappotto, ora però ha la possibilità di rovesciarlo, di ridisegnare la mappa non soltanto del potere locale ma anche del peso all'interno della maggioranza. Tanto per dire: basta un due per cento in più o in meno e le trattative sul fisco e il reddito potrebbero prendere una piega piuttosto che un'altra.

Green pass, manovra, Pnrr, il premier ha i suoi problemi da risolvere e non vuole, non può certo farsi stressare da un secondo turno amministrativo. Sia pure importante, perché non è proprio la stessa cosa se a Roma vincerà Gualtieri o Michetti. La capitale, con il suo territorio sterminato e abbandonato dopo cinque anni di cura Raggi, può ad esempio lanciare Giorgia Meloni alla guida del centrodestra, rafforzare il profilo sovranista e di protesta della coalizione, o al contrario dare fiato ai moderati. Enrico Michetti guida la corsa con il 30 per cento, Roberto Gualtieri insegue al 27. Caccia aperta ai voti di Calenda e Raggi: il leader di Azione ha dato il suo appoggio all'ex ministro dell'Economia, pure Conte l'ha fatto, mentre resta un mistero se e come si schiereranno gli elettori del sindaco uscente. Senza parlare dell'astensionismo: in conclusione, è impossibile fare pronostici.

Stesso discorso per Torino, dove l'incognita grillini pesa sul match tra Paolo Damilano e Stefano Lo Russo. L'imprenditore di food and beverage voluto da Giorgetti, con il suo 38,9, deve inseguire il professore di geologia del Pd, arrivato a quota 43,9. Due candidati simili, due moderati che hanno ingaggiato più un confronto che un duello. Però la posta è alta e le previsioni incerte. Strappare Torino per il centrodestra, e per la Lega in particolare, è l'occasione attesa, forse la più a portata di mano per provare a ribaltare il 3-0 di due settimane fa. Per Damilano quella di dimostrare che nonostante tutto i profili civici prestati alla politica hanno tuttora in senso e un appeal elettorale.

Ma è tutto il campo di gioco stavolta che sembra più favorevole al centrodestra. A Trieste il sindaco uscente Roberto Di Piazza (cdx) ha sfiorato la rielezione già al primo turno e sopravanza di 15 punti Francesco Russo. Idem per Benevento, dove all'eterno Clemente Mastella manca un pugno di voti per battere Luigi Perifano, csx. A Varese, città chiave del Carroccio, Matteo Bianchi insidia da vicino il giallorosso Davide Garimberti: Salvini sente aria di colpaccio, durante la campagna elettorale si è già presentato quattro volte. Partita aperta a Caserta, dove tutto dipende dai civici esclusi al primo turno. E mentre a Isernia c'è un nuovo test sulla tenuta dell'alleanza Pd-Cinque Stelle, a Savona il centrosinistra appare in vantaggio ma non sicuro.

A Latina invece è il candidato del centrodestra, Vincenzo Zaccheo, a un passo dal trionfo sul sindaco Damiano Coletta, e a Cosenza i due omonimi Caruso, Francesco contro Alessandro, si daranno battaglia fino all'ultima scheda.

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