Poste Italiane ha raggiunto con i sindacati un accordo per 7.547 tra stabilizzazioni e nuove assunzioni nei prossimi due anni: 1.600 nella rete commerciale e 5.947 nel recapito e smistamento. Ma non solo: anche disponibilità a prorogare lo smart working, il via al test della settimana a 5 giorni agli sportelli (anziché 6) nelle aree metropolitane e la definizione, per la prima volta, dell'organico della divisione sportelleria a 32mila addetti. Insomma, di questi tempi, non esattamente delle condizioni vessatorie da mega-ditta fantozziana. Forse questo accordo non avrebbe fatto alzare un sopracciglio nemmeno al caro dipendente Folagra, la pecorella rossa nel gregge del mega direttore clamoroso. Tant'è che Slp Cisl (il sindacato maggioritario in azienda) e altri tre sindacati (Confsal, Failp, Fnc Ugl) hanno firmato con entusiasmo l'intesa raggiunta nella notte con Poste Italiane. «Molto importante e positivo l'accordo raggiunto dalla Slp Cisl e dagli altri sindacati con il gruppo Poste Italiane per 7.548 assunzioni a tempo indeterminato», ha commentato il leader della Cisl, Luigi Sbarra (in foto). «È la prova concreta che il dialogo sociale ed il confronto responsabile pagano, rispetto ad una linea esclusivamente protestataria ed antagonista».
Quest'ultimo passaggio del sindacalista bianco è un chiaro riferimento a Cgil e Uil che non hanno aderito all'intesa e, a loro dire, sono state deliberatamente escluse dal tavolo delle trattative. «L'azienda si schiera e butta fuori Cgil e Uil», ha affermato Nicola Di Ceglie, segretario nazionale della Slc Cgil. «Firmare l'accordo prima dello sciopero generale di domani (oggi, ndr) e buttar fuori Cgil e Uil vuol dire dare un segnale, è un fatto molto grave», continua l'attivista, «con pochi giorni, alla vigilia dello sciopero, sono state contrattate delle maxi-riorganizzazioni senza coinvolgere le Rsu, è come se l'azienda si fosse schierata col governo». Insomma, anche un accordo positivo per oltre 7.500 persone che verranno stabilizzate, viene trasformato in una polemica politica che anche in questo caso non si capisce fino a che punto converga con gli interessi dei lavoratori. Non vuole essere da meno del collega Di Ceglie anche Claudio Solfaroli, segretario generali della UilPoste: «apriremo una battaglia con l'azienda, sono stati messi in discussione principi costituzionali, il pluralismo sindacale, la storia delle confederazioni. L'azienda si schiera con il governo prima dello sciopero generale». Cgil e Uil avevano lasciato il tavolo delle trattative in una precedente riunione.
C'è da sperare che il motivo per non firmare un accordo con migliaia di assunzioni non sia veramente quello di non togliere i riflettori da uno sciopero generale. In caso contrario verrebbe da dire: come sono umani, loro.
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