"La povertà non si batte con l'assistenzialismo ma con i posti di lavoro"

Il presidente dell'associazione vicina a Cl: "Ridurre le tasse, non puntare sui sussidi"

"La povertà non si batte con l'assistenzialismo ma con i posti di lavoro"

«Il lavoro vince la povertà, non solo i sussidi»: lo dice Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle opere, e lo ripeterà al sottosegretario Giancarlo Giorgetti al secondo Forum annuale della media impresa italiana promosso da Fabbrica per l'eccellenza e Cdo il 21 e 22 novembre a Villa Geno di Como. Un luogo dove si incontrano imprenditori, ricercatori, banchieri, insegnanti per elaborare strumenti con cui affrontare i contesti complessi dei mercati.

Da dove nasce la Fabbrica per l'eccellenza?

«Dalla convinzione che gli imprenditori oggi, di fronte alla complessità dei cambiamenti sociali, tecnologici, produttivi, hanno bisogno di un confronto che permetta di arrivare a conoscenze valide per prendere le decisioni giuste. Le informazioni devono diventare conoscenze: vogliamo sostenere le imprese in questo».

Quali difficoltà incontrano le imprese oggi?

«È migliorata la percezione che l'impresa è un bene e contribuisce al bene comune. A lungo è stata sospettata di essere fatta da sfruttatori, da gente che vuole portare a casa un profitto a prescindere. Restano comunque gravi ostacoli».

Quali?

«Innanzitutto la burocrazia, che rende difficili risposte veloci soprattutto nelle autorizzazioni, e poi il mismatch tra domanda e offerta di competenze lavorative. All'azienda poi si presentano sfide enormi legate alla trasformazione digitale, per esempio nell'e-commerce, e all'internazionalizzazione, che presenta sempre nuovi imprevisti come i dazi. Questi fattori esterni critici creano difficoltà nei processi decisionali. Noi ci proponiamo come learning community, un luogo dove attraverso l'incontro e lo scambio tra imprenditori, esperti e best practice maturano conoscenze per l'imprenditore».

Anni fa si sottolineava l'importanza dei «corpi intermedi» tra la politica e la società, e l'impresa era tra questi. Oggi si tende a togliere questa intermediazione.

«I corpi intermedi sono più che mai necessari per affrontare la complessità dei problemi. Non si può ridurre tutto a quattro slogan, non basta dire sì o no tout court: occorre comprendere. E da solo non posso sapere tutto. Devo avere luoghi di cui fidarmi, che danno criteri e conoscenza».

Che cosa dovrebbe fare la politica per aiutare le imprese?

«Quello che da tempo ha promesso: semplificare il sistema burocratico e fiscale, ridurre la tassazione sul lavoro, riformare la giustizia civile troppo lenta. Viceversa, si rende difficile l'audacia di chi investe in modo lungimirante».

La povertà si vince con l'assistenzialismo?

«No, con il lavoro. Il lavoro è il tema prioritario, non i sussidi. Il problema numero uno per l'Italia è offrire un lavoro dignitoso a tutti. E chi crea lavoro sono le imprese, che devono poter crescere in numero e qualità. Ma occorre un contesto che lo permetta. Se non si crea lavoro, il tema della disoccupazione e della precarietà resta irrisolvibile».

Qual è il vostro contributo?

«Soprattutto il confronto sistematico su tematiche particolarmente sfidanti, la condivisione di esperienze virtuose e la conoscenza degli scenari sociali, economici e tecnologici. Cerchiamo di fare questo con tutti i soggetti interessati, anche non associati».

Chiedete incentivi alla formazione?

«È uno sforzo che va fatto. Alcune regioni danno sostegno, altre no. Io sono favorevole soprattutto alla crescita degli Its, gli istituti tecnici superiori ad alta specializzazione, che mettono insieme la parte produttiva e quella formativa e garantiscono lavoro quasi immediato. Per crescere occorrono nuove competenze soprattutto nel mondo digitale, ma non solo; anche tornitori e meccatronici non si trovano».

Invece si va verso un'abolizione dell'alternanza scuola lavoro.

«Un ragazzo deve poter sperimentare che lavorare è un

bene, non è solo un dovere da compiere ma l'espressione del talento. La Fabbrica investe nei giovani, a confrontarsi con gli imprenditori, per rendere più facile riconoscere il lavoro come sfidante ma interessante per sé».

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