L'offensiva era partita dal ministero dell'Interno nell'autunno del 2014, quando la legge Cirinnà era ancora ferma in Parlamento ma da Udine a Milano i sindaci, tra ribellione e provocazione, registravano all'anagrafe le nozze gay contratte all'estero. I prefetti, dopo una circolare del ministro Angelino Alfano, avevano annullato quegli atti, considerati illegittimi. Ma di illegittimo, dice ora a due anni di distanza il Consiglio di Stato, c'era solo il pugno duro dei commissari governativi. Accogliendo i ricorsi avanzati dal Comune dell'allora sindaco Pisapia e dalle coppie interessate, i giudici della terza sezione di Palazzo Spada hanno emesso due sentenze che bollano 13 cancellazioni fatte a Udine e Milano come «illegittime», per «incompetenza» degli stessi prefetti: «Solo il Consiglio dei ministri può esaminare la legittimità degli atti emessi dai sindaci quali ufficiali di stato civile e disporne l'annullamento». Nessun passaggio sulla «questione sostanziale», sul se i sindaci possano o meno disporre la trascrizione.
E da Udine, una coppia omosessuale è volata in una clinica della California per assistere nei giorni scorsi alla nascita di due gemelli da maternità surrogata. Tra un mese i bimbi saranno portati in Italia dai due papà.LoBu
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