Quasi due anni dopo Matteo Renzi si ritrova a fare i conti con un'inattesa nemesi di quel patto del Nazareno che con la sua fine sancì la rottura definitiva con Silvio Berlusconi. Era la fine di gennaio del 2015 e l'elezione di Sergio Mattarella al Quirinale frantumò l'intesa siglata esattamente un anno prima con cui il leader del Pd e quello di Forza Italia si erano impegnati a scrivere insieme le riforme e la nuova legge elettorale. Un accordo nel quale rientrava anche una sorta di gentlemen's agreement per indicare il successore di Giorgio Napolitano.
Come andarono le cose è noto a tutti. Renzi, infatti, fece il nome di Mattarella, nonostante Berlusconi non fosse d'accordo e caldeggiasse la nomina di Giuliano Amato. E il Nazareno andò a farsi benedire. Oggi, 23 mesi dopo, a fare fronte contro Renzi sono proprio i protagonisti di quella partita quirinalizia. Primo fra tutti Mattarella, che notoriamente non vede di buon grado un ritorno alle urne in tempi brevi. Il capo dello Stato, infatti, punta a privilegiare la stabilità del Paese e ritiene impossibile andare al voto senza che venga messa mano all'Italicum. Con due leggi elettorali di senso opposto per eleggere Camera e Senato, il rischio che dalle urne esca un Parlamento ingovernabile è altissimo. Mattarella, quindi, prende tempo. E vedrebbe di buon grado un reincarico a Renzi per un governo che si occupi delle questioni più stringenti e con orizzonte il voto magari a giugno. Una posizione che non coinciderebbe con i desiderata del premier dimissionario, che avrebbe invece preferito votare già a febbraio, magari restando a Palazzo Chigi per poter gestire più agilmente la campagna elettorale. Su questo scenario, però, si è messa di traverso la Corte costituzionale che si deve pronunciare proprio sull'Italicum. La speranza di molti, infatti, è che la Consulta metta mano alla legge elettorale con una sentenza immediatamente applicabile (cosa di cui peraltro dubitano molti costituzionalisti). Di certo c'è che il secondo protagonista dello scontro per il Quirinale di due anni fa non deve essersi proprio stracciato le vesti per velocizzare i tempi della Corte.
Già, perché Amato non solo è uno dei giudici della Corte costituzionale, ma ha pure un ruolo chiave nel dossier sulla legge elettorale. Infine Berlusconi. Che dopo essere stato «scaricato» da Renzi oggi è uno dei pochissimi interlocutori di Mattarella a non chiedere le elezioni senza se e senza ma offrendo di fatto una sponda al Quirinale.
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