Tutto si può dire di Matteo Renzi, tranne che non sia caparbio e sicuro di sé. A ogni vertice internazionale viene pizzicato mentre armeggia con uno o più telefoni cellulari sotto gli sguardi severi dei colleghi capi di governo. Segue puntuale la gallery di foto nei siti di informazione o il video, subito virale, le parodie e gli scherzi che dilagano nella rete. Ma lui non fa una piega e al successivo vertice si ripresenta a maneggiare un nuovo smartphone, magari in versione maggiorata, come è successo venerdì durante l'importantissimo Forum di San Pietroburgo. Banco di prova per la Ostpolitik italiana ed europea. Si discute delle sanzioni alla Russia, l'Italia prende una posizione forte. Ma a fare notizia è stato un video dilagato in rete.
Durante il dibattito clou, con Renzi e Vladimir Putin, si vede il premier italiano che prende pochi secondi un cellulare e poi lo ripone alla sua sinistra. Il presidente russo gli dedica un breve sguardo e poi va avanti. Il capo del governo sembra riprendere concentrazione. Guarda Putin e annuisce serioso. Ma dura pochi secondi. Mentre il presidente ha lo sguardo impegnato sui fogli del suo intervento, Renzi fa scivolare la mano nella tasca interna della giacca e tira fuori un telefono (forse un altro). Digita qualcosa e lo rimette giù. Scenetta che si ripete più volte e che i social network hanno rilanciato impietosamente. Facile ricordare i precedenti. Le immagini rilanciate dalla televisione francese del premier italiano concentrato sul telefono mentre parla il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. La conferenza stampa con Angela Merkel e François Hollande e Renzi con l'inseparabile telefonino.
Vero che è più giovane degli altri premier e che potrebbe spiegare la sua attrazione per lo smartphone sostenendo che i colleghi guardano le carte e quindi, più o meno, fanno la stessa cosa. Ma nella politica internazionale la forma conta quanto la sostanza.
Il viaggio di Renzi in Russia è stato presentato anche come il tentativo di fuggire da una competizione elettorale particolarmente difficile per i suoi candidati. Ma le sfide che aspettano il premier al ritorno non sono facili.
La sessione di bilancio è di fatto iniziata con gli incontri sul piano pensioni. Entro ottobre il governo dovrà approvare una legge di Stabilità che già incorpora la correzione dei conti richiesta dalla Commissione europea. Minimo otto miliardi di euro. A questi vanno aggiunte le coperture per pagare le misure che il premier intende mettere in campo. C'è il taglio dell'Irpef e la decontribuzione stabilizzata. Poi le misure sulle pensioni. In tutto il conto dovrebbe essere di altri 10 miliardi.
Sulle pensioni in realtà sembra avere avuto la meglio il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. La riforma che il governo sta per mettere in campo avrà un costo limitato. Meno di un miliardo rispetto ai 10 che rischiava di costare.
Il ministro dell'Economia ha messo le briglie alla cabina di regia di Renzi, come era già successo. La prossima offensiva di Padoan sarà proprio quella sul taglio delle tasse. E dovrà convincere il presidente del consiglio a ridurla. O finanziarla con altri aumenti delle tasse.
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