Il premier libanese a Meloni: "Solidarietà per Unifil"

Miqati telefona alla presidente dopo l'attacco alla base. Raid israeliano a Beirut, 16 morti. Salvi i leader Hezbollah

Il premier libanese a Meloni: "Solidarietà per Unifil"
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Il primo ministro libanese Najib Miqati, ha sentito al telefono la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a cui ha espresso «solidarietà per l'attacco subito dalle forze della missione di interposizione delle Nazioni Unite nel Libano meridionale che ha provocato il ferimento di quattro militari italiani». «Siamo impegnati a portare a termine le indagini e vi informeremo sui risultati non appena saranno completati» ha detto il premier libanese, condannando l'incidente e auspicando che lo stesso «non influenzi la determinazione dell'Italia a sostenere il Libano a raggiungere un cessate il fuoco». L'importanza di «garantire la sicurezza» delle forze Unifil in Libano è stata sottolineata anche dal segretario della Difesa Usa Lloyd Austin, nel corso di un colloquio telefonico con il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz. Il ministro degli Esteri Tajani ha detto che «bisognerà garantirne un rafforzamento, sia come regole di ingaggio che come unità impiegate».

Intanto ieri, un massiccio attacco aereo israeliano nel centro di Beirut ha distrutto un edificio di otto piani e ucciso almeno 16 persone. Le esplosioni hanno scosso la città dopo il bombardamento sul quartiere di Basta, vicino a quello cristiano di Ashrafieh, avvenuto senza preavviso verso le 4 del mattino di ieri. I soccorritori si sono messi subito all'opera, hanno cercato di rimuovere le macerie e recuperare i corpi in una devastazione totale. Più di 60 sono i feriti mentre il numero delle vittime dovrebbe aumentare. Nel raid è stata anche utilizzata una bomba anti-bunker, un tipo di arma già impiegata da Israele per uccidere importanti figure di Hezbollah, compreso il leader Hassan Nasrallah. L'obiettivo era il comandante militare del Partito di Dio Muhammad Haydar. Secondo fonti israeliane, il tentativo di uccidere il dirigente del movimento sciita libanese, considerato da Israele come terrorista, non è andato a segno. Haydar, è un membro della Jihad di Hezbollah, il massimo organo militare del gruppo terroristico. Oltre a lui nel mirino ci sarebbe stato anche il nuovo leader del Partito di Dio, Naim Qassem, e il responsabile dell'approvvigionamento delle armi, Talal Hamiya.

Sempre ieri, le forze con la Stella di David hanno effettuato ulteriori attacchi aerei su Dahieh, l'area nel Sud di Beirut dove è più forte la presenza di Hezbollah. I bombardamenti dello Stato ebraico hanno colpito anche il Sud, dove sta avanzando l'invasione di terra israeliana, e la valle della Bekaa, due aree in cui la milizia sciita è ben radicata. Nelle ultime due settimane, Israele ha intensificato la sua campagna contro il Partito di Dio, sostenuto dall'Iran, proprio mentre aumentano gli sforzi internazionali per un cessate il fuoco. Sembra quella di Tel Aviv una strategia per fare pressione sul gruppo affinché accetti un accordo. Questa settimana, Amos Hochstein, che ha guidato gli sforzi diplomatici dell'amministrazione Biden, ha tenuto colloqui in Libano e Israele per cercare di far avanzare un accordo redatto dagli Stati Uniti. Ma intanto continua la scia di sangue.

Hamas ha fatto sapere che una donna israeliana presa in ostaggio durante il massacro del 7 ottobre è stata uccisa in una zona della Striscia di Gaza settentrionale, colpita dalle forze dello Stato ebraico. A scriverlo è il Jerusalem Post.

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