Quelli che non si lasciano ingannare l'hanno già definita «operazione maquillage». La scelta del presidente tunisino Kais Saied di mettere una donna, Najla Bouden, a capo del governo non convince tutti. Certo, è una prima volta importante in Tunisia ma anche nel mondo arabo, considerando che insieme a lei ieri mattina hanno giurato altre otto donne ministro. «Questo è un onore per le donne tunisine, ha dichiarato il presidente, che subito dopo ha però voluto precisare che «in Tunisia, le donne non sono usate per operazioni di maquillage per abbellire le istituzioni». Un governo dunque molto più attento a rispettare la diversità di genere, otto ministri donne su un totale di 23, nel nuovo esecutivo presentato ieri. Eppure resta il dubbio: il sospetto cioè che la quota rosa sia stata utilizzata più come scudo per i (molti) detrattori interni e come vetrina per la legittimazione internazionale. E in effetti il sospetto è più che giustificato dalla concreta ripartizione del potere: il presidente infatti ha sì nominato la geofisica Bouden ma sarà lui a guidare le riunioni del governo. La nomina, una svolta effettivamente storica, che avviene in un momento molto delicato per il Paese; a fine luglio quando il presidente aveva sciolto il governo e sospeso il Parlamento, si era dato di fatto pieni poteri con un decreto che lo autorizza a nominare il premier, i ministri, gli assegna il potere esecutivo e l'ultima parola su quello giudiziario. Una «misura eccezionale», ha promesso, in attesa di «riforme politiche» e di una modifica della stessa Costituzione tunisina nata sulle ceneri dell'era Ben Ali. Ma intanto sarà un percorso lungo che passerà prima di tutto dalla formazione di una commissione ad hoc. Lo scorso 29 settembre, il presidente Kais Saied aveva nominato la Bouden nuovo primo ministro del paese, ma abbastanza sconosciuta, due mesi dopo aver assunto l'autorità esecutiva. Prima della cerimonia in un post su Facebook, la presidenza ha affermato che Saied aveva approvato il nuovo governo proposto dal presidente incaricato. In un discorso televisivo dopo la nomina del nuovo governo, Bouden ha affermato che il suo governo è impegnato a «migliorare i servizi governativi e le condizioni di vita dei cittadini» e ripristinare la fiducia della comunità internazionale nel paese nordafricano. Passi ambiziosi e non facili. Il 25 luglio, quando il presidente aveva estromesso il governo, sospeso il parlamento e assunto l'autorità esecutiva, si era attirato le critiche di molti partiti che non hanno gradito le sue «misure eccezionali» per salvare il paese. Il nuovo governo della Bouden avrà il non facile obiettivo di «combattere la corruzione» e garantire a tutti i tunisini i loro diritti di base all'istruzione, ai trasporti, alla sanità, ma il futuro esecutivo avrà prerogative limitate, considerato che in base al decreto del 22 settembre sarà Saied a presiedere il consiglio dei ministri. Ora la Tunisia, considerata a lungo l'esperimento democratico più riuscito dopo le cosiddette primavere arabe, viaggia verso una pericolosa «deriva autoritaria», accusano i critici. Il 26 settembre in migliaia sono scesi in piazza a Tunisi per protestare contro il «regime» e il «colpo di Stato».
Oggi, dopo la nomina del nuovo governo aleggia un «moderato ottimismo» ha raccontato l'analista politico tunisino, Soufiane Ben Farhat. «Non c'è entusiasmo, perchè questo è il 14mo governo dal 2011. Ma psicologicamente, la situazione ante e post 25 luglio è migliore». La Tunisia aspetta di rinascere.
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