La maggioranza si inventa il «pasticcio Conte» sulla prescrizione per salvare la poltrona all'inquilino di Palazzo Chigi. Il governo cerca un compromesso sulla legge delega di riforma del processo penale. Ma resta il no di Italia Viva. I renziani bocciano «lodo Conte» sulla prescrizione. Restano le distanze sulla norma che modificherebbe il nuovo regime della prescrizione entrato in vigore lo scorso 1 gennaio. Per Iv il lodo, che farebbe stoppare il decorrere dei termini della prescrizione dal primo grado di giudizio solo in caso di sentenza di condanna, presenta degli elementi di incostituzionalità e, soprattutto, non risolverebbe il problema del rischio di processi infiniti. Il Pd respinge i dubbi: «È costituzionale». Dopo quasi tre ore di vertice di maggioranza a Palazzo Chigi non c'è la fumata bianca. Lo stallo trova conferma nelle parole del ministro Bonafede: «Tutte le forze politiche valuteranno il testo e faranno le loro proposte. Numerose sono le convergenze sulle misure per abbreviare i tempi. Rimangono alcune distanze sulla prescrizione». E ora il passaggio in Aula della proposta di legge dell'azzurro Enrico Costa, che punta a cancellare la riforma Bonafede, diventa decisivo per le sorti dell'esecutivo. E mentre la riunione di maggioranza è ancora in corso sale la tensione tra Matteo Renzi e Nicola Zingaretti. Il leader del Pd, nel corso della registrazione di Porta a Porta, attacca: «A chi pensa di governare l'Italia con le bandierine dico che chi mette le bandierine crolla nei sondaggi. Abbiamo bisogno di testimonianza e di risultati». Ma poi Zingaretti va al nocciolo della questione: le poltrone da salvare. «C'è una maggioranza da tutelare. Chi vota con l'opposizione indebolisce la maggioranza. Chi punta sulla rottura se ne assumerà la responsabilità» dice Zingaretti. Renzi non fa passi indietro: «Lodo Conte risolve il nodo sulla prescrizione? Assolutamente no, l'essere o meno colpevole non si valuta in primo grado, ma si valuta alla fine. Inserire un elemento di distinzione tra chi è assolto e chi è condannato in primo grado viola i principi costituzionali. Un processo senza fine è la fine della giustizia» commenta il leader di Italia Viva a Radio1. E dunque il nuovo testo per la riforma del processo penale, che porta la firma del Guardasigilli, incassa il via libera solo di Pd, M5s e Leu: 35 articoli, con norme che vanno dalla prescrizione alla riforma del Csm. La principale novità è la distinzione tra sentenze di condanna e assoluzione, con lo stop dopo una sentenza di condanna e una prescrizione lunga in caso di assoluzione. La prescrizione resta bloccata per due anni quando viene impugnata la sentenza di proscioglimento. Ma con possibilità di proroga di altri due anni. La riforma punterebbe a una stretta sui tempi della giustizia: un processo penale intero in soli 4 anni e, entro due anni quando la riforma andrà a regime, addirittura in 3 anni. Per ora un anno in primo grado, due in appello e uno in Cassazione. E poi, tra due anni, un solo anno per ogni grado di giudizio. Quindi 3 anni. Ma è un bluff. Perché il Csm, valutata la situazione di ogni ufficio in base al numero dei processi pendenti e sopraggiunti, potrà modificare la previsione.
Altro punto critico è l'introduzione della discrezionalità del giudice sulle notizie di reato. Ed infine arriva il via libera al nuovo sistema di elezione del Csm. Saranno 30 componenti, 20 togati rispetto ai 16 attuali e 10 laici rispetto agli attuali 8.
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