L'immagine di un agente di polizia in fiamme a Parigi, che i colleghi provano (a fatica) a «spegnere» dopo essere stato colpito da una molotov, è solo una delle drammatiche istantanee del 1° maggio francese già passato alla storia per numero di feriti e uso inedito di droni di sorveglianza. I dispositivi schierati in cielo intercettano piccoli gruppi di casseur infiltrati nel corteo indetto dai sindacati. Ma non basta. Nella capitale e in altre città dell'Esagono ci sono 3mila black bloc. E pure Lione e Nantes vengono graffiate dalla violenza cieca.
L'occhio dal cielo è insufficiente: per evitare d'essere ripresi dai droni, i casseur usano gli ombrelli. E nella Ville Lumière, tra maschere antigas e tenute militari - e svariate nazionalità individuate tra cui un pugno di italiani - mettono a ferro e fuoco Parigi. La rabbia diventa contagiosa, mangia pezzi di città. Il fuoco consuma auto, cassonetti, perfino un palazzo (fortunatamente in ristrutturazione) a place de la Nation e supermercati. I black block devastano Carrefour e boutique di lusso; banche, alberghi, pannelli pubblicitari. Simboli del capitalismo. Si arriva allo scontro con la polizia, che prova a scacciarli con i lacrimogeni. Provocazioni, lanci di sassi e bottiglie contro gli agenti, poi la guerriglia. Corpo a corpo. Il bilancio è di 406 poliziotti feriti in Francia, 259 nella sola Parigi; 540 fermi, 305 nella capitale (258 confermati in arresto). Feriti anche tra i manifestanti: 61 in tutto l'Esagono, 32 nella Ville Lumière.
«I violenti sono entrati persino nei domicili privati di alcuni deputati, è inaccettabile», tuona la premier Elisabeth Borne. Nel resoconto di ieri in aula taglia corto: «Le immagini, in particolare quelle di un poliziotto bruciato (in ospedale con ustioni di secondo grado alla mano, al braccio e al volto, ndr), dimostrano che è stato raggiunto un nuovo livello nella violenza, in un corteo pacifico». Il ministro dell'Interno Gérald Darmanin ipotizza una legge anti-casseur. Non una novità. Ne fu varata una da Georges Pompidou nel '70, poi abrogata da François Mitterrand perché giudicata liberticida. Fu riproposta per fronteggiare i gilet gialli, ma bocciata dal Consiglio costituzionale. Emmanuel Macron è dunque alle prese anche con questo rompicapo: come vietare la presenza in piazza a qualcuno prima che agisca? «Quasi impossibile», ammette il prefetto di Parigi.
La bagarre si è già spostata in Parlamento. Darmanin annuncia pene più severe per i black bloc, «teppisti venuti per uccidere». Accusa l'estrema sinistra di «complicità morale» con i casseur (militanti antifa, anticapitalisti) e condanna il silenzio di Jean-Luc Mélenchon, che replica via Twitter: «È lui il responsabile al 100». Il comune di Parigi contava già 1,6 milioni di danni dovuti ai cortei da inizio anno. Negozianti, albergatori e cittadini sono vittime collaterali del corto circuito tra Eliseo e cittadinanza.
Nonostante il caos del 1° maggio (anche nelle cifre: 782mila persone in piazza secondo il ministero, 2,3 milioni per la Cgt in tutta la Francia), il fronte sindacale tiene. Ieri ha annunciato che tornerà in piazza unito il 6 giugno. Otto sigle ancora insieme per «farsi sentire anche dai parlamentari». Le opposizioni avranno infatti un'ultima chance l'8 giugno per spingere il governo a cancellare una riforma delle pensioni per cui mancano solo i decreti attuativi. Intanto oggi la Corte costituzionale si pronuncerà sulla richiesta di un referendum sulla riforma delle pensioni.
Marine Le Pen resta lontana dalle piazze, pronta a passare all'incasso di una crisi sociale che la vede crescere nei sondaggi: critica Macron, «causa dei nostri mali», ma non incita la piazza. «Ci si esprime nelle urne», dice. E al governo chiede di perseguire i black bloc per tentato omicidio.
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