Primo Sanders, exploit per Buttigieg. E tegola sull'ex vicepresidente Biden

Vince il socialdemocratico, batosta per il numero 2 di Obama E a imporsi come leader moderato è l'ex sindaco dell'Indiana

Primo Sanders, exploit per Buttigieg. E tegola sull'ex vicepresidente Biden

New York Sembra emergere una sola certezza dal caos del voto in Iowa, lo stato che ha dato il calcio d'inizio alle primarie democratiche per le elezioni del prossimo novembre: la sconfitta di Joe Biden. L'ex vice presidente, front runner nei sondaggi nel granaio d'America sino agli ultimi giorni prima del caucus, così come nelle proiezioni a livello nazionale, alla fine potrebbe piazzarsi addirittura al quarto posto. Mentre il partito democratico ha continuato a rimandare la diffusione dei risultati ufficiali, prima alla mattina dopo il voto, e poi addirittura alla serata seguente, i dati ufficiosi diffusi dalla campagna di Bernie Sanders tratteggiano una vera disfatta per l'ex numero due di Barack Obama. I numeri del senatore del Vermont, infatti, danno il socialdemocratico vincitore, seguito dall'ex sindaco di South Bend (Indiana) Pete Buttigieg, e dalla senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren. A seguire, fuori dal podio, Biden in quarta posizione davanti alla senatrice del Minnesota Amy Klobuchar, quinta. Se confermato il trend rappresenta una conferma superiore alle attese per Sanders e un exploit per Buttigieg, pronto a imporsi come leader moderato ai danni di un Biden in caduta libera. La Warren invece dimostra di poter rimanere in corsa nel duello a sinistra con il collega del Vermont.

Nonostante la mancanza di risultati ufficiali, tutti i candidati hanno voluto parlare comunque davanti ai fan in attesa ai loro party elettorali, prima di volare in New Hampshire dove l'11 febbraio è in programma la seconda tornata delle primarie. «È l'inizio della fine di Trump, il presidente più pericoloso della storia Usa, un presidente corrotto, un bugiardo patologico», ha detto Sanders. Anche Buttigieg ha esultato: «Andremo in New Hampshire vittoriosi». «La nostra agenda non è solo quella dei democratici, è un'agenda per America», ha affermato da parte sua Warren. Nessuna nota positiva, invece, per Biden: al suo party alla Drake University di Des Moines a farla da padrone è stato il nervosismo e la preoccupazione per i risultati di alcuni caucus importanti, come quello di Johnston, dove l'ex vice di Obama non ha neppure raggiunto la soglia minima per ottenere delegati. Sul palco si è limitato ad attaccare Trump, affermando «non possiamo consentirgli di essere rieletto, sono pronto a dargli il soprannome di ex presidente»: «Scegliamo la speranza invece che la paura, la compassione invece che la crudeltà, la verità sulle bugie». E prima ancora di avere l'eventuale conferma della debacle, ha rilanciato la sua sfida per la Casa Bianca annunciando «sostegni chiave» come segno di forza in South Carolina, Virginia, California, Alabama e Arkansas, stati decisivi nelle prime tappe delle primarie, nel Super Tuesday e negli stati in bilico. Endorsement che, ha spiegato la sua campagna, «dimostrano la diversità della coalizione che Biden sta mettendo insieme, cruciale non solo per vincere la nomination, ma per vincere la Casa Bianca». Intanto, chi ha intenzione di sfruttare il caos del caucus in Iowa è Michael Bloomberg. L'ex sindaco di New York, che ha deciso di saltare i primi quattro turni delle primarie per concentrarsi sul Super Tuesday del 3 marzo, ha intensificato la già massiccia campagna pubblicitaria in tv sostenendo che esiti confusi nei primi stati al voto gli aprono la strada. Per questo, come riporta il New York Times citando fonti informate, ha autorizzato la sua campagna a raddoppiare le spese per gli spot televisivi e ad espandere il numero dello staff sul campo arrivando ad oltre duemila persone.

D'altronde, sin dall'inizio, i consiglieri di Bloomberg hanno intravisto possibilità di successo solo se un altro candidato moderato - in particolare Biden - non fosse riuscito a emergere a febbraio con un vantaggio decisivo.

VRob

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