Primo test in aula: fiducia al governo. "Ecco il manifesto per i cinque anni"

L'intervento messo a punto con il fidato Fazzolari. Il premier Meloni oggi alla Camera: può contare su 237 voti su 400. Il no allo scostamento di bilancio: sarebbe un assist agli speculatori

Primo test in aula: fiducia al governo. "Ecco il manifesto per i cinque anni"

«Abbiamo scritto la storia, ora dobbiamo scrivere il futuro. Serviremo l'Italia con orgoglio». Dopo un fine settimana di passaggi formali, istituzionali e procedurali, di promesse e rinnovati impegni di fronte ai suoi elettori, Giorgia Meloni affronta la prova del Parlamento. Un luogo che frequenta da anni, ma a cui si rivolgerà da una prospettiva molto diversa: non più dall'emiciclo da deputato e leader di partito, ma al centro del banco del governo.

Dopo l'insediamento a Palazzo Chigi il neo-presidente del Consiglio ha lavorato insieme a Giandomenico Fazzolari al discorso con cui chiederà la fiducia dell'Aula di Montecitorio. L'intenzione è quella di tracciare un manifesto programmatico che «ambisce a essere la base di lavoro di un'intera legislatura, a conferma della natura fortemente politica del governo e con l'obiettivo di dare seguito concreto e attuazione agli impegni assunti con i cittadini italiani in campagna elettorale». Un discorso di ampio respiro, dunque, per un governo che ha tutte le intenzioni di durare cinque anni.

Giorgia Meloni sarà in aula alle 11. Alle 12 circa la seduta sarà sospesa per consentire alla premier di depositare il discorso al Senato. Alle 13 riprenderà la discussione generale. Le repliche della Meloni sono previste tra le 17 e le 17,30. Dalle 17,30 e fino alle 19 si svolgeranno le dichiarazioni di voto. Infine la chiama che avrà inizio dalle 19, con l'esito del voto di fiducia atteso per le 20-20,30.

L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni può contare, a Montecitorio su una maggioranza di 237 voti su 400. Al gruppo di Fratelli d'Italia, il più numeroso per consistenza con i suoi 118 componenti (tra cui il presidente del Consiglio), si devono aggiungere i 66 esponenti del gruppo Lega, i 44 di Forza Italia e i nove di Noi moderati-Maie. Tre, infine, coloro che pur facendo parte del gruppo Misto non sono iscritti ad alcuna componente: Michela Vittoria Brambilla, Francesco Gallo e Dieter Steger: da loro dovrebbero arrivare un voto favorevole, uno contrario e una astensione.

Giorgia Meloni è consapevole di avere di fronte un banco di prova fondamentale come l'emergenza energia e bollette. Proprio oggi, in contemporanea con il dibattito sulla fiducia, Gilberto Pichetto Fratin, affronterà un battesimo del fuoco al Consiglio Ue Energia in Lussemburgo. L'ultimo consiglio europeo, al quale ha partecipato Mario Draghi, ha allontanato l'asse Parigi-Berlino e riavvicinato le posizioni di Francia e Italia, entrambe contro la scelta della Germania di andare avanti da sola, con lo scudo da 200 miliardi. Ma l'obiettivo del price-cap , fortemente richiesto dalla leader di Fratelli d'Italia, è ancora lontano, anche se non impossibile. In campagna elettorale Giorgia Meloni ha più volte invocato la necessità di una azione organica, invitando a valutare con attenzione uno scostamento di bilancio che potrebbe trasformarsi in un assist per gli speculatori. Per questo oggi dovrebbe ribadire la sua posizione contraria a un ulteriore appesantimento del debito pubblico.

Con ogni probabilità la neo-premier affermerà che nella sua visione è fondamentale «scorporare la componente gas che influenza il prezzo delle altre forme di produzione energetica trascinando al rialzo i prezzi». Ma il governo non si tirerà indietro rispetto alla necessità di offrire sostegno a famiglie e imprese, con meccanismi di credito d'imposta e interventi diretti mirati, come le utenze di sussistenza per situazioni di difficoltà economica.

Giorgia Meloni, consapevole del valore simbolico della sua nomina, dedicherà un passaggio importante alla questione femminile. E si concentrerà sul posizionamento internazionale, ribadendo in maniera forte l'ancoraggio atlantico e il pieno sostegno, senza se e senza ma, alla causa ucraina.

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