Il primo test sulle toghe sotto accusa

Molti magistrati toccati dal caso Ungheria torneranno al lavoro. Attese decisioni

Il primo test sulle toghe sotto accusa

Cosa fare dei colleghi che fino al giorno prima hanno occupato le stesse stanze, o dei magistrati-vip investiti dai tanti veleni di questi mesi? Va bene il rinnovamento, il clima cambiato, eccetera. Ma il Consiglio superiore della magistratura entrato in funzione mercoledì sarà chiamato a dimostrare con i fatti che il clima di casta che l'ha governato prima, durante e - ahimé - dopo il caso Palamara può finalmente essere archiviato. Non sarà facile.

Il primo scoglio sarà gestire il rientro in ruolo degli ex membri del Consiglio coinvolti nel ciclone sviluppatosi intorno al processo Eni e alle rivelazioni sulla presunta loggia Ungheria. Le norme attuali prevedono il rientro senza deroghe all'ufficio e alle funzioni di provenienza. Ma in questo modo tornerebbe in Procura a Roma Giuseppe Cascini, della corrente di sinistra Area, accusato da una recente sentenza di avere omesso di denunciare la fuga di notizie dei verbali sulla loggia. Tornerebbe a fare il giudice a Torino il davighiano Giuseppe Marra, che la stessa sentenza accusa di soppressione di corpo di reato per avere distrutto i verbali. Con che serenità d'animo?

La stessa domanda i nuovi consiglieri del Csm dovranno porsela per i colleghi che, sempre secondo i verbali spariti, della fantomatica loggia facevano parte. Come Sebastiano Ardita, che dovrebbe riprendere servizio a Catania ma intanto è parte civile nel processo a Brescia contro il suo ex amico Davigo, che della distribuzione dei verbali fu il protagonista. La Procura di Perugia ha archiviato l'inchiesta su Ungheria per mancanza di riscontri, ma senza escludere che la loggia esistesse davvero. Come si comporterà il nuovo Csm davanti ai numerosi magistrati indicati come iscritti alla misteriosa loggia? Il vecchio Csm non mosse dito.

Interconnesso a questi nodi, a Palazzo dei Marescialli da sbrogliare ne avranno un altro. Sotto processo a Brescia c'è il pm che dell'insabbiamento a Milano dei verbali su Ungheria fu - secondo il collega Paolo Storari - uno dei promotori, il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale. Il vecchio Csm aveva accantonato l'ipotesi di trasferimento d'ufficio in attesa del procedimento penale, ma ora che è stato rinviato a giudizio De Pasquale potrà continuare a occupare il suo importante posto?

Poi c'è la questione, spinosa come un cactus, che ruota intorno alla Procura di Firenze, dove i cascami del caso Palamara si incrociano con le vicende giudiziarie di Matteo Renzi. La carica di procuratore è vacante da oltre un anno. Il successore di Giuseppe Creazzo (blandamente sanzionato dal vecchio Csm per molestie sessuali a una collega) si troverà sul tavolo, fermi dal 2021, gli esposti di Palamara sull'utilizzo disinvolto e un po' oscuro dei trojan nelle intercettazioni a suo carico. E in contemporanea si troverà da gestire l'inchiesta Open, per la quale è stato chiesto il rinvio a giudizio di Matteo Renzi. Il vecchio Csm ha fatto il possibile, dirottando altrove gli altri candidati, per restringere la nomina a un nome solo, Ettore Squillace Greco di Magistatura democratica. Perché? Il nuovo Csm si adeguerà?

Ma i veleni di Firenze non si fermano a Firenze. Perché nella sua focosa battaglia contro i pm che lo avrebbero inquisito violando l'immunità parlamentare Matteo Renzi ha chiesto l'impeachment disciplinare per il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco. Il vecchio ministro della Giustizia, Marta Cartabia, non ha fatto nulla.

Cosa farà il suo successore Carlo Nordio? Se la pratica Turco arrivasse al Csm, approderebbe alla sezione disciplinare, guidata per legge da vicepresidente: ovvero da Fabio Pinelli, che di Renzi è stato avvocato.

Eh no, non sarà facile, per il nuovo Csm, dimostrare di essere davvero nuovo.

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