Pro Hamas mobilitati con l'ok della sinistra. E il centro islamico celebra Nasrallah

Gli odiatori alzano sempre più la voce e in moschea si osanna come un martire il capo degli Hezbollah. Il Pd intanto va in piazza con chi esalta la "resistenza"

Pro Hamas mobilitati con l'ok della sinistra. E il centro islamico celebra Nasrallah
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Un centro musulmano di Roma celebra Hassan Nasrallah come un autorità dell'islam. La preghiera in memoria è prevista per stasera, e arriva dopo i cortei in cui il fanatico capo di Hezbollah è stato commemorato da giovani arabi e militanti comunisti con un minuto di silenzio.

Ma la sinistra ufficiale non dice niente. Mentre questo mondo anti-Israele, si muove, si organizza, si mobilita nelle piazze, sui social e nelle facoltà, i partiti non riescono a isolarlo, a togliergli l'acqua in cui pare sguazzare.

Sabato scorso è andato in scena lo spettacolo indecoroso di cartelli che offendevano la senatrice Liliana Segre. E sabato prossimo, estrema sinistra e giovani palestinesi intendono celebrare la «resistenza», quella che si è vista all'opera il 7 ottobre 2023 coi massacri di Hamas contro civili inermi.

Ma la reazione a sinistra è il silenzio, l'incomprensione, l'imbarazzo. L'Anpi ieri ha firmato, con Acli, Legambiente e altri, un appello di «Europe for Peace e Rete Pace e Disarmo» che denuncia «come grave e preoccupante per la democrazia» il fatto che le questure su direttiva del governo abbiano proibito di manifestare il 5 ottobre; intanto un esponente della Rete Italiana pace disarmo chiede di «abbattere i carri armati israeliani che entrano in Libano». «Chiediamo che sia garantito il diritto e la libertà di manifestare in modo nonviolento e pacifico» si legge nell'appello. E chissà se considerano nonviolento e pacifico anche il corteo di sabato in cui ha parlato «chef Rubio», che poche ore dopo, in un evento di balordi ed estremisti a Milano ha invitato a segnare le case degli «agenti sionisti».

«Esprimiamo solidarietà e vicinanza alla senatrice Liliana Segre per l'ennesimo attacco subito» si è limitata a dire l'Anpi lunedì.

Pochi sono disposti a chiamare le cose col loro nome. Antisemitismo di sinistra, quello sarebbe il nome se si pensa alle parole d'ordine risuonate nelle manifestazioni, non solo sabato ma ogni sabato da un anno a questa parte. E gli ebrei italiani lo denunciano sempre più allarmati questo «tradimento», da anni. E la sinistra non ce la fa. Li vede gli odiatori di Israele: li vede con bandiere rosse, pugni chiusi, falce e martello, ma quando deve prenderne le distanze, come per farneticanti cartelli anti-Segre, li bolla come «fascisti», o li considera «compagni che sbagliano», in una «causa giusta».

D'altra parte, c'è tutto un mondo che condivide una narrazione unilateralmente ostile allo Stato ebraico. E anche dentro il (fu) «campo largo», la lettura è unilaterale. La segretaria Pd Elly Schlein tace. E se parla dice che «bisogna porre fine a questa guerra che Netanyahu sta portando avanti per la sua sopravvivenza politica». Perfino Carlo Calenda ha definito criminale la sua condotta del premier.

Due giorni fa una nuova manifestazione si è tenuta a Milano, un sit-in pacifista. Il Pd è andato in piazza con Khader Tamimi, che sabato scorso ha detto: «Abbiamo perso molte persone ma non la Resistenza». Appunto. «Quella che andrà in corteo numerosissima a Roma il 5 Ottobre sarà la galassia pro diritti umani» - ha scritto Francesca Albanese, la rapporteur Onu.

Lo ha fatto commentando un articolo di «Repubblica» che in un titolo definiva «galassia pro Hamas» quel mondo che «sfida i divieti del Viminale», fin quando il quotidiano non è stata indotto a correggerlo con un più delicato «galassia pro Palestina».

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