Nel clima, anche aspro, delle aule di giustizia non accade spesso che un pubblico ministero definisca «folle» una richiesta dei difensori. Ma il processo Ruby non è un processo normale: è l'ultima frontiera della guerra dei trent'anni tra la Procura di Milano e Silvio Berlusconi. Un processo che la Procura era convinta di vincere, e che invece ora si sta sgretolando, sull'onda delle violazioni al codice che i pm - secondo il tribunale - hanno compiuto nelle indagini sulle feste nella villa di Arcore. Ieri, nell'aula bunker del tribunale, arriva la richiesta degli avvocati di diciotto imputate, le giovani ospiti delle feste del Cavaliere, di assolverle immediatamente dall'accusa di falsa testimonianza. È una possibilità che il codice prevede solo in casi eccezionali, quando durante il processo il giudice si rende conto che evidentemente il reato non è mai avvenuto, o che l'imputato non lo ha commesso. Non è una richiesta strampalata: il tribunale presieduto da Marco Tremolada ha già stabilito, con una recente ordinanza, che le ragazze in realtà quando vennero sentite dai pm non erano semplici testimoni, perché la Procura stava già indagando su di loro e sui versamenti ricevuti da Berlusconi. Ma non le aveva iscritte nel registro degli indagati, come il codice prevede, in modo da poterle interrogare senza avvocato.
L'imputazione di falsa testimonianza, insomma, si è volatilizzata in corso d'opera, e ieri gli avvocati delle Olgettine chiedono al tribunale di prenderne atto. I legali di Berlusconi non si associano alla richiesta, scegliendo per il momento di stare alla finestra. L'ex premier è accusato di corruzione in atti giudiziari, per avere secondo l'accusa elargito somme di denaro alle ragazze perché edulcorassero le loro testimonianze su quanto accadeva davvero a Villa San Martino il sabato sera. Ma è chiaro che se sparisse la prima accusa, si trascinerebbe appresso anche il reato di corruzione. Così i legali del Cavaliere attendono con interesse la decisione dei giudici. Se l'istanza delle ragazze venisse accolta, subito dopo potrebbe partire anche quella del leader di Forza Italia di venire anch'egli assolto immediatamente. Un processo che si trascina da anni, costato sforzi cospicui ai pm milanesi, appare in procinto di dissolversi nel nulla.
Così è inevitabile che in aula si respiri un po' di nervosismo, e che il pm Luca Gaglio arrivi a definire non solo «particolarmente insidiosa» ma anche «folle» l'istanza dei legali di stralciare subito l'accusa di falsa testimonianza. E che il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano manifesti il suo malumore contro un paio di ragazze, Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli, che da tempo dicono in giro di essere pronte a essere sentite in aula, «e racconteremo tutta la verità», salvo poi tirarsi indietro all'ultimo momento. «È un problema di rispetto», dice la Siciliano. Ma il vero timore della Procura è che il tira-e-molla delle due nasconda una manovra per ottenere altri aiuti economici oltre a quelli ricevuti in passato. Berlusconi ha sempre ammesso i versamenti, spiegando di avere voluto aiutare ragazze che avevano avuto la carriera distrutta dal coinvolgimento nel «caso Ruby». Ma in tempi più recenti sono emerse pretese di ben altro tenore, al punto che il Cav ha denunciato per estorsione una delle ragazze, Giovanna Rigato, che è attualmente sotto processo davanti al tribunale di Monza.
Il prossimo 1 dicembre i giudici faranno conoscere la loro
decisione. Nel frattempo il difensore di Berlusconi, Federico Cecconi, ha annunciato la disponibilità di tagliare da oltre cento a 34 i testimoni della difesa. Un altro segnale che racconta come il clima abbia virato al bello.
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