Non c'è bisogno dei Sepolcri di Ugo Foscolo per ricordare che sul rispetto dei morti, di tutti i morti, si basa qualunque civile convivenza. E che quando si tratta di soldati che hanno sacrificato la vita indossando una divisa e soprattutto un'idea, qualunque idea, questo principio dovrebbe valere ancora di più. Tutte cose difficili, anzi probabilmente impossibili da spiegare ai vigliacchi che approfittando del buio dell'altra notte hanno profanato le tombe del Campo della Memoria di Nettuno, il cimitero militare in cui sono sepolti i militi della X Mas e i marò del Battaglione Barbarigo morti nel 1944 nei combattimenti dopo lo sbarco anglo-americano di Anzio. Tra di loro il capitano Umberto Bardelli reduce dal fronte di Anzio e ucciso dai partigiani del comandante Piero Urati mentre parlamentava per uno scambio di prigionieri. Il giorno dopo a Ozegna arrivò alla testa di un reparto il comandante Borghese che, nonostante le insistenze dei suoi militi, impedì qualsiasi rappresaglia contro la popolazione. Difficile pensare che i piccoli cervelli senza cuore degli autori dello sfregio alle loro tombe abbiano scelto una data a ridosso dell'8 settembre per il loro vile gesto. A dare l'allarme i custodi, sulla vicenda indagano i carabinieri. Di certo a colpire è l'immagine di quella bara avvolta in un Tricolore e scagliata a terra in quell'area di appena 3.600 metri quadrati non a caso rispettosamente collocata tra il cimitero americano e quello tedesco. Quasi a ricostruire lo schieramento di quei giorni drammatici e a dire che almeno nella morte i soldati sono tutti uguali. E non è un caso che il 22 gennaio del 2007 fu una delegazione di ufficiali della marina britannica a rendere omaggio a quei caduti di cui anche i nemici riconobbero il valore. «Sarebbe auspicabile - dice il capogruppo FdI in Regione Lazio Fabrizio Ghera - che tutte le istituzioni, indipendentemente dal colore politico, condannassero questa ignobile violenza, mancanza di umanità e di senso morale che offende tutti coloro che sacrificarono la propria vita in guerra».
Ma poi diventa difficile la condanna a questi manovali dell'odio se ad aizzarli ci cono cattivi maestrini come il professor Tomaso Montanari che a caccia di un po' di notorietà nel settimanale di Repubblica dopo le enormità negazioniste sulle foibe, si scaglia sul fascio littorio recuperato sul muro del Mercato coperto accanto al Grifo di Perugia. Per Mussolini capitale del Fascismo perché da qui partì la Marcia su Roma, ricorda Montanari. Che, nel suo sinistro squadrismo rosso, ora chiede di cancellare la storia staccando il dipinto dal muro. O di allestirgli a fianco un murale che «contesti quel piccolo, sporco fascio: che lo vilipenda, lo metta alla gogna lo additi al disprezzo che merita». Ecco, se questi sono i professori, si capisce come poi gli alunni più psichicamente labili si armino poi, quando va bene, di martello e vadano a spaccare le lapidi e oltraggiare le bare.
E a fargli eco è Ascanio Celestini che chiede di cancellare il giorno dedicato alle foibe, definito «Giorno del non Ricordo». Aggiungendo che «casomai sono stati salvati dai processi un migliaio di criminali italiani che in Jugoslavia hanno fatto stragi». Spiace dare diffusione a tali bestialità. «Malauguratamente il Parlamento ha scelto il 10 febbraio per ricordare questi morti. L'ha fatto in nome di una superficiale idea di rappacificazione, forse».
Per Maurizio Gasparri di Forza Italia «c'è tutto il livore di una sinistra negazionista in questa proposta temeraria che ovviamente non troverà spazio: si vuole coprire la responsabilità dei comunisti slavi e anche italiani che furono responsabili di un eccidio enorme seguito da un esodo gigantesco».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.