Emanuele Severino, uno dei più grandi filosofi italiani del Novecento, studioso anche, se non soprattutto, di Martin Heidegger e della sua metafisica, ragiona in modo tale da poter prefigurare qualcosa che le cronache oggi chiamano volentieri "profezia".
La chiave interpretativa, che circola pure in alcuni video online di conferenze che Severino tiene in quegli anni per presentare le sue opere, è riassunta nella introduzione al testo "Techne". Un'opera filosofica in cui, tuttavia il filosofo disserta pure di tecnica in relazione al quadro geopolitico. E la questione posta, anche per indagare sull'effetiva possibilità che un terzo conflitto mondiale possa, in futuro, essere innescato, riguarda la portata dell'arsenale nucleare delle nazioni che si contendono l'agone delle relazioni internazionali.
Chiaro: ad oggi non si parla di guerra mondiale. Ma il conflitto scatenato da Vladimir Putin in Ucraina ha comunque ventilato, per l'ennesima volta, che una guerra possa finire per coinvolgere un numero cospicuo di nazioni, estendendosi al di là dei confini che oggi sono interessati. Gli attriti tra Usa e Russia, per Severino, esistono ancora perché "non è mai venuta meno la capacità dell'arsenale nucleare russo di competere con quello americano". La ragione del dissidio, insomma, risiede nel fatto che la Russia possa, a differenza di altri, competere con l'America in merito al nucleare.
Emanuele Severino è deceduto nel gennaio del 2020 a Brescia. Pensatore complesso da studiare, anche per via delle sue considerazioni ontologiche, viene oggi riletto con grande attenzione, oltre che riascoltato (pure su YouTube), anche per via della natura anticipatoria o comunque "profetica" di alcune su considerazioni.
Il filosofo, come riporta l'Agi, aveva ritenuto esistente il "bipolarismo" tra States e Russia. Una dialettica destinata a presentare ancora contrasti, seppur in forma diversa rispetto ai tempi del muro di Berlino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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